sabato 3 settembre 2022

Se lo "slow living" nasce con Gregorio XVI, che ce l'aveva con le ferrovie...

Curiosi i destini dei papi. Ce ne furono alcuni, in quella melmosa atmosfera postnapoleonica che sapeva di famigerata “restaurazione” in Europa e soprattutto in Italia, che passarono alla storia, o furono fatti passare, come i più reazionari di sempre, ostili non solo alle libertà politiche delle quali oggi si avverte un certo tramonto, ma anche a quelle innovazioni nel campo tecnologico che avrebbero segnato e segnano tuttora l’apogeo della società tecnicista e scientista nella quale siamo immersi fino al collo. Uno di questi, forse il più "conservatore" di tutti, fu Papa Gregorio XVI, che regnò una quindicina di anni tra il 1831 e il ’46, prima che l’Italia esplodesse con i moti risorgimentali che avrebbero unificato la penisola e distrutto l’ancien regime.

È rimasto famoso, questo pontefice originario di Belluno e monaco camaldolese, per la sua ostilità non solo alle teorie illuministe che avevano l’obiettivo di perseguitare il cristianesimo e la Chiesa cattolica, ma in particolare contro le ferrovie. È famosa la frase “chemins d’enfer”, “strade per l’inferno”, a lui attribuita ma probabilmente mai pronunciata. Eppure si sa per certo che questo Papa non era contrario al progresso. Promosse anzi una piccola “rivoluzione industriale” nella campagna romana con il traforo del monte Catillo a Tivoli che permise di deviare il fiume Aniene e sviluppare le attività produttive della zona. In seguito questa grande opera pubblica da lui solennemente inaugurata avrebbe portato alla prima centrale idroelettrica del mondo. Ma papa Gregorio ce l’aveva invece con la mentalità ottocentesca del progresso, quella sì non la digeriva proprio. Non accettava la velocità con la quale il mondo stava cambiando, i ritmi industriali frenetici e disumani, la fretta capitalista, quella spirale di produzione e consumo di cui le ferrovie erano in qualche modo il simbolo. Pensavo, dicevo, al curioso destino di questo Sucessore di Pietro, vituperato dalla stampa laica dell’Ottocento, e che invece oggi apparirebbe un pensatore aggiornatissimo e seguitissimo con il suo pensiero al quale nel XXI secolo è stato dato addirittura un nome: slow living o filosofia della lentezza. Si tratta del tentativo di ridurre il macigno di stress al quale siamo sottoposti nell’odierna società figlia di quelle stesse menti ottocentesche che ce l’avevano con il Cappellari, perseguendo le sane abitudini di una volta: vivere con calma, mangiare lentamente (da qui il termine anche più noto di slow food), dedicare meno tempo alle tecnologie alienanti, senza eliminarle del tutto, rispettare l’ambiente naturale con i suoi cicli, produrre di meno e in maniera intelligente. Insomma, Papa Gregorio sarebbe oggi un'autorità degna di Greta Thunberg. Strana la storia, quando la si guarda con attenzione…