mercoledì 6 ottobre 2021

Religiosi e scienziati uniti per salvare la Terra. In vista di COP26, firmato in Vaticano un documento storico

La situazione climatica è disperata, si legge nel documento firmato congiuntamente da capi religiosi e uomini di scienza lo scorso 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, in Vaticano. Il testo è un manifesto del futuro ma purtroppo i media lo hanno raccontato in maniera sbadata e sballata, concentrando la loro attenzione su querelle buone solo per fare manbassa di visualizzazioni come l’assenza del Dalai Lama o la solita e arcitrita critica all’ecumenismo che nasconderebbe chissà quali pericoli per la verità del cattolicesimo (è dagli anni ’80 che i Papi convocano e incontrano i leader religiosi e non mi sembra che sia venuta meno l’identità della Chiesa, semmai, anzi, il suo ruolo di guida mondiale è aumentato). Il documento, dicevo, è fondamentale per due motivi. Il primo è che questo XXI secolo, finalmente, registra una possibilità concreta di incontro tra la fede religiosa e la scienza moderna, dopo secoli di ben note battaglie senza esclusione di colpi a partire dal celebre caso Galileo. La speranza in un incontro tra il discorso religioso e quello scientifico è finalmente diventata realtà. Nel mio libro L’incanto del mondo avevo dedicato tante pagine relative a questo aspetto, mostrando come una nuova alleanza fosse già in corso, anche se in maniera frammentaria, e che il tema apparentemente confinato agli specialisti di filosofia sarebbe in realtà diventato sempre più decisivo per combattere la distruzione del pianeta. Il documento del 4 ottobre firmato in vista di COP26 viene a sanzionare e rafforzare questo processo. Illuminante è il passaggio che recita: “Dobbiamo affrontare queste sfide usando la conoscenza della scienza e la saggezza della religione”. Il secondo motivo è che ormai anche gli uomini di scienza riconoscono che per salvare la nostra “casa comune”, come ama chiamarla Papa Bergoglio, non sarà necessaria soltanto una conversione ecologica dei sistemi produttivi e degli stili di vita, ma anche una riflessione metascientifica, se vogliamo sulle finalità della scienza stessa, che prenda in esame la dimensione religiosa del problema. Le religioni e in particolare la fede cristiana hanno da “infondere quelle solide virtù necessarie per sostenere la trasformazione ecologica”. Come ha spiegato Papa Francesco nel suo discorso, il cambio di rotta va alimentato con i valori spirituali e trascendenti, i quali insegnano a vedere la Terra come un dono divino da custodire e trasmettere alle nuove generazioni e che danno speranza, educano alla concordia e a una visione interconnessa, olistica della biosfera terrestre. “Piante, acque, esseri animati – ha detto – sono animati da una legge impressa da Dio in essi per il bene di tutto il creato”. Questo intreccio di linguaggio religioso e di lessico scientifico che offre il documento è pazzesco, è il futuro. Ma bisogna remare tutti in questa direzione se vogliamo vincere una battaglia che ormai appare disperata. Quest’estate abbiamo assistito alla pioggia sulla calotta dell’Antartide, evento funesto che annuncia un surriscaldamento planetario sin troppo accelerato rispetto alle previsioni. Il documento ricorda che se non si agirà entro dieci anni, la situazione potrebbe essere irrimediabile.