giovedì 22 febbraio 2018

Un deserto per la Quaresima

Fare "deserto". Il cristiano sa che questo momento fa parte della fede, non è un inconveniente. Sa anche che il deserto non è un abbandonare il mondo, né un ritirarsi in un castello di avorio per il nostro autocompiacimento, ma l'esatto contrario: guardare il mondo da una prospettiva diversa per setacciare il bene dal male, capire quali siano le nostre vere priorità, orientare la nostra esistenza a Dio, abbandonare tutto l'inutile che appesantisce la nostra vita. "Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore" (Mt 6,21). La tradizione della Chiesa ha sempre riconosciuto grande importanza al deserto.
Gesù vi si ritirò all'inizio del suo ministero pubblico, per quaranta giorni, come per fare un profondo respiro di preghiera e abbandonarsi al Padre, rifiutando tutte le false verità che il diavolo gli poneva dinanzi. Un esempio per tutti coloro che vogliono essere suoi discepoli: questo tempo di Quaresima è un po' come seguire le orme lasciate da Gesù sulla sabbia. Nella storia il deserto è diventato una regola di vita per quei monaci che, a partire dal IV secolo, abbandonarono le città per condurre una quotidianità fatta di silenzio, lavoro, digiuno e preghiera. Sant'Antonio Abate fu il primo. Il grande santo si spinse sempre più lontano, nell'entroterra egiziano, al punto che alla fine riusciva a vedere il monte Sinai, dove Mosè aveva ricevuto i dieci Comandamenti. Un libro bellissimo, Vita e detti dei Padri del deserto, raccoglie la sua testimonianza e quella di molti altri monaci. Vi si leggono parole molto semplici, intrise di una Parola di Dio che si è fatta carne e vita. Come questa: "Io non temo più Dio, lo amo, perché l'amore caccia il timore". Spesso la nostra concezione di Dio si rifugia nei semplici automatismi, che non hanno niente a che vedere con il timore biblico, espressione di fiducia e obbedienza. Riconoscere invece ciò che è davvero essenziale nella vita porta a non dare nulla per dovuto e a una nuova relazione con Dio, fonte di amore inesauribile, da trasmettere al nostro prossimo. Buona e santa Quaresima!