Il Blog di Antonio Marguccio. Per difendere la Santa Chiesa Cattolica e il Papa
venerdì 18 luglio 2025
La villa dei sogni di ieri e di oggi che costò la vita a una donna cristiana
Pochi sanno che la villa più imponente dell'Impero Romano divenuta oggi famosissima e bramata dalle star e dai potenti di tutto il mondo (è notizia recente che un matrimonio di iperlusso si sia celebrato proprio nell'ambiente acquatico della villa, che per l'evento è stata chiusa al pubblico con un certo sgomento) sia costata la vita, all'epoca della sua costruzione, a una donna cristiana, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. La villa di cui stiamo parlando è Villa Adriana, com'era facilmente intuibile, mentre la martire che la Chiesa ricorda è Santa Sinforosa, segnalata dal martirologio romano assieme ai suoi sette figli. Sulla storicità di Sinforosa sono stati fatti degli studi che ne confermano la piena validità. Come suggerisce il nome, si trattava probabilmente di una donna di origine greca che viveva sulla via Tiburtina, vicino al luogo in cui Adriano stava edificando la meraviglia dell'antichità, un complesso edilizio che definirlo villa risulta alquanto riduttivo. Le vicende che intrecciarono l'uomo più potente del mondo e una semplice donna sono raccontate dall'antica passio, che nel suo nucleo più genuino racconta di un grande risentimento dei sacerdoti pagani nei confronti del culto cristiano il quale, a loro dire, “indispettiva” gli dei. Sinforosa venne arrestata e sottoposta a pressioni per offrire sacrifici alle divinità romane, ma senza nessun cedimento da parte sua, nonostante le minacce e le torture. Se ne decretò dunque l'uccisione per mezzo di annegamento nel fiume Aniene. Gli agiografi cristiani videro in lei una nuova madre dei Maccabei (con il riferimento non casuale ai sette figli, anch'essi martiri secondo la passio) e oggi la sua figura ritorna ancora al vivo della fede, certamente per la sua eroicità e la sua determinazione ad andare controcorrente in un'epoca di paganesimo imperante, più ancora a non piegare le ginocchia davanti all'idolatria politica, al potere frantumatore della libertà personale. L'uomo più grande del mondo, al punto da farsi costruire una “città” intera su misura dei propri interessi artistico culturali (tra l'altro ricostruendo le meraviglie architettoniche dell'Impero che aveva visitato), non poté avere la coscienza di quella semplice donna coraggiosa e fedele a Cristo. Qualche anno dopo, Adriano si metterà a scrivere quella famosa poesia, “Animula vagula blandula”, tristissima e deprimente, forse proprio nella sua villa, rinchiuso in quel mini appartamento al centro di un isolotto, ambiente nel quale egli, divenuto anziano, si ritirava per filosofeggiare (è uno dei tanti gioielli ancora oggi visitabili e chiamato teatro marittimo). Insomma, stringi stringi, rimase con un pungo di mosche in mano e tanti rimpianti. La donna sconosciutissima che viveva sulla Tiburtina, donò invece con gioia anche la propria vita, perché il suo vero tesoro non erano le ville, ma Cristo.