domenica 18 luglio 2021

Da Platone a Darwin, la metafisica rovesciata e il consiglio di Papa Francesco

Il 2 luglio scorso Papa Francesco è intervenuto con un videomessaggio a un incontro di scienziati riuniti a Teramo, sostenendo in quell’occasione che non può esserci contrapposizione tra la fede e la scienza perché questa altro non esprime che “il desiderio della conoscenza che si nasconde nel cuore di ogni uomo”. Questo aspetto mi è sembrato molto interessante. Avete mai provato quella sensazione di meraviglia e insieme di timore per tutto quello che c’è là “fuori”? Per tutte le cose che i nostri sensi possono captare in un solo istante: forme, luci, suoni, odori, sapori?
E non vi sono mai venute in mente quelle domande così “bambinesche” eppure così fondamentali: perché tutto questo? E soprattutto: ma io che ci sto a fare qui? Desiderare di conoscere è ciò che contraddistingue in maniera fondamentale la nostra natura umana. Per Platone è proprio dallo stupore iniziale per il mondo che nasce il filosofare umano, uno stupore che è al tempo stesso problematicità e ambizione di sapere, proprio come il bambino che chiede spiegazioni al papà. Secondo il grande maestro greco tutto il mondo fisico è soltanto una parte dell’esistente, e nemmeno la più importante, se pensiamo al mito della caverna che invita l’uomo a superare il regno del sensibile per giungere alla sostanza pura dell’essere, alle Idee eterne in base alle quali la materialità sarebbe stata forgiata. La sua è una bellissima risposta al perché del mondo, ma oggi chi crede a queste cose? Nessuno. Puzzano di metafisica, vengono etichettate come elucubrazioni della mente umana, nel momento storico in cui la filosofia è avvertita come pericolosa, estraniante, fumosa, indimostrabile “scientificamente” (cioè non posso dimostrare l’esistenza dell’Iperuranio come se fosse un pianeta del sistema solare, non posso inviarci una sonda e prelevare un campione). Quello che mi colpisce è che nella nostra epoca il problema del “perché” non è stato ovviamente rimosso, in quanto come dice il Papa il desiderio di conoscere è insopprimibile nel cuore umano. Questo problema è stato semplicemente rovesciato come una frittata, di qui le difficoltà del sapere religioso nel farsene carico. Se c’è stato per molto tempo un periodo di predominio della metafisica e, diciamolo pure, della teologia (certamente superiore alla metafisica perché fondata sulla Rivelazione divina, ma pur sempre affine ad essa per la sua visione trascendente) da circa un secolo e mezzo predomina invece un’impostazione materialista. Che cos’è il materialismo? È un modo di vedere la realtà con lo stesso stupore e la stessa meraviglia di Platone o di San Tommaso, solo che all’ipotesi di realtà superiori, diciamo “spirituali” vengono tagliate le gambe in partenza. Se c’è un problema del perché del mondo, e questo problema c’è, bisogna andare a risolverlo nel mondo stesso, nella materia stessa, senza cercarlo in un “mondo alternativo”, che sarebbe appunto una costruzione mentale, senza appoggio scientifico. La regoletta che regge tutta la baracca è questa: solo l’indagine scientifica è affidabile, per il resto non ci si fida di niente. Il materialismo è dunque di per sé ateo ma paradossalmente esprime una forma di “fede” laica incredibilmente forte. Che non ci siano realtà “altre” a questa, infatti, non è dimostrato scientificamente, né lo può essere, eppure lo si dà per certo. Più fede di così! L’indimostrabilità diventa così il fondamento del metodo scientifico che proprio sul concetto di dimostrabilità si fonda. Incredibile, non è vero? Quando ci penso mi viene sempre da ridere. Mi stupisce sempre quell’affermazione di Charles Darwin, uno che appunto era approdato al “credo” materialista. In realtà Darwin ha avuto due fasi, una deista nell’Origine delle Specie (1859) secondo cui l’inizio assoluto dell’esistente e della vita andrebbe ricondotto a Dio, un’altra (1871) fortemente materialista nell’Origine dell’uomo. In quest’ultimo caso la faccenda sarebbe andata pressappoco così. Nel caos generale, egli spiegò, dopo milioni e anzi miliardi di anni, la materia avrebbe prodotto non si sa come la prima cellula vivente sul nostro pianeta, da lì si sarebbe sviluppata ogni forma di vita in base alla nota teoria della selezione naturale, fino a che un bel giorno sarebbe apparso casualmente l’essere umano che, dotato di un cervello sopraffino, si sarebbe guardato intorno a lui meravigliandosi di quello che stava accadendo. In un abbozzo presente nei suoi taccuini, Darwin fa il verso a Platone, dicendo che le scimmie, i nostri progenitori, sarebbero il vero mondo delle Idee. Un modo arguto per prendere in giro tutta la metafisica che per secoli, stando a lui e ai suoi molti imitatori odierni, avrebbe distolto dalla vera soluzione del problema. Per un cristiano oggi credere in Dio e per giunta in un Dio creatore si scontra inevitabilmente con questo tipo di approcci intellettuali filodarwiniani, che sarebbe inutile aggirare e altrettanto inutile impattare frontalmente. Il Papa ci ricorda che una via di dialogo è possibile, se entrambe le sfere, quella religiosa e quella scientifica, vengono ricondotte a una pacifica considerazione. E cioè che entrambe promanano dalla spiritualità dell’essere umano, dalla sua ricerca di senso e di vita in un mondo che è stupore e problema.