lunedì 29 giugno 2020

“Vuoi una Chiesa profetica? Comincia a servire e stai zitto”. Papa Francesco contro i “parolai” che vogliono sfasciare la Chiesa

Nella festa di San Pietro e Paolo, Papa Francesco ha celebrato questa mattina la Santa Messa nella Basilica Vaticana con sobria solennità. I fedeli sono ancora pochi, distanziati e muniti di mascherine, come è giusto in questo momento di pandemia. Che in Italia, grazie a Dio, ha allentato i suoi morsi, ma che nel mondo continua a colpire migliaia di persone, anche nei Paesi più poveri. Viene da dire spontaneamente “grazie” al nostro Papa. Nei momenti più bui che l’Italia abbia mai vissuto dal dopoguerra ad oggi, il Successore di Pietro è salito in cattedra con il suo stile sereno e pratico. Le Messe di Santa Marta alle 7 di mattina, oltre che un “successo” di ascolti televisivi, sono state una vera iniezione di fiducia. È stato incredibile il modo in cui Francesco ha celebrato ogni mattina, puntualmente, con la metodicità di un parroco, la calma di uomo radicato nella speranza, la forza di un Pastore abituato alle battaglie. Ha stupito anche la nostra Italia, che si è scoperta una comunità unita e attaccata ai suoi simboli: tricolori dappertutto, inni nazionali cantati a squarciagola. Chiesa e Stato uniti e collaborativi, superando antiche ruggini della storia. Siamo stati i primi a cadere sotto i colpi del coronavirus, nell’indifferenza di un’Europa che chiudeva tutte le frontiere, con la speranza di arginare uno dei tanti problemi italiani. La realtà era ben altra. Per quanto riguarda l’omelia di stamattina, il Papa si è concentrato sulla situazione interna della Chiesa e non ha usato giri di parole. Pietro e Paolo, ha detto, erano persone diverse, per cultura, mestiere, esperienze, “ma si sentivano fratelli, come in una famiglia unita, dove spesso si discute ma sempre ci si ama”. Gran parte della sua riflessione è stata dedicata al tema dell’unità. Che è, appunto, la tempesta permanente in cui la Unam Sanctam e soprattutto il Papato si trovano a navigare di questi tempi sia ante che post corona. Complice la comunicazioni stile peer to peer che la rete ha eretto a suo baluardo costitutivo, ormai si moltiplicano a dismisura i sedicenti “profeti” (spesso personaggi scomunicati) che riempiono di predicozze improvvisate i loro canali you tube in cerca di visualizzazioni, di commenti da parte di pubblici annoiati desiderosi di puntare il pollice in basso, di vedere infangata la santità della Chiesa cattolica e del Papato. Non se ne può più. Ormai anche un’aggiunta alle litanie viene fatta passare come una rivoluzione. Contro questo “virus” che sta ammorbando internet, giunge salutare l’ammonimento di questa mattina: “Oggi - ha detto papa Francesco - abbiamo bisogno di profezia, di profezia vera: non di parolai che promettono l’impossibile, ma di testimonianze che il Vangelo è possibile. Non servono manifestazioni miracolose, ma vite che manifestano il miracolo dell’amore di Dio. Non potenza, ma coerenza. Non parole, ma preghiera. Non proclami, ma servizio. Non teoria, ma testimonianza”. E a braccio ha aggiunto: “Vuoi una Chiesa profetica? Comincia a servire e stai zitto”. Il Papa ha anche ricordato che l’unità della Chiesa non significa omologazione. La differenza di Pietro e Paolo è emblematica, eppure “la familiarità che li legava non veniva da inclinazioni naturali, ma dal Signore. Egli non ci ha comandato di piacerci, ma di amarci. È Lui che ci unisce, senza uniformarci”. La speranza che la Catholica non ceda alle dispute interne dopotutto è  salda e forte, ci viene dalle parole di Cristo nel Vangelo di oggi: “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa”.