
Certamente l'iniziativa, voluta dal direttore dell'Osservatorio Vaticano, padre José Funes, ha delle pontenzialità incredibili su molti fronti. Sarà l'occasione per sviluppare il dialogo interreligioso, per dare spazio alla preghiera (sono stati previsti infatti ogni giorno due momenti di preghiera, alle 12 e alle 17) e per sfatare un vecchio tabù illuminista sulla presunta inconciliabilità tra fede e scienza. Come ha sottolineato padre Funes in un'intervista ad Avvenire, l'osservazione della volta celeste ha una grandissima importanza nella storia dell'Islam e anche nell'occidente si deve ad un Papa, Gregorio XIII, nientemeno che la riforma del calendario ancora oggi usato in tutto il mondo. Tra l'altro padre Funes è un gesuita simpatico da seguire con attenzione. Nel 2008 rilasciò una strepitosa intervista all'Osservatore Romano nella quale, per la prima volta, affrontò temi legati alla fantascienza, tipo l'esistenza degli alieni, presentando un punto di vista cattolico davvero intrigante. In quella memorabile uscita il religioso spiegò inoltre che la teoria del big-bang e dell'evoluzione non è necessariamente in contrasto con la fede nella creazione biblica. "Come astronomo - sostenne - posso dire che dall'osservazione delle stelle e delle galassie emerge un chiaro processo evolutivo. Questo è un dato scientifico. Anche qui io non vedo contraddizione tra quello che noi possiamo imparare dall'evoluzione, purché non diventi un'ideologia assoluta, e la nostra fede in Dio. Ci sono delle verità fondamentali che comunque non mutano: Dio è il creatore, c'è un senso alla creazione, noi non siamo figli del caso". Lo steso concetto è stato formulato recentemente da Francesco, causando non poche reazioni nel mondo scientifico.