domenica 2 giugno 2019

"Scenda il tuo Spirito su questa terra!" Ricordando lo storico viaggio di Giovanni Paolo II in Polonia nel 1979

Esattamente quarant'anni fa, il 2 giugno 1979, San Giovani Paolo II tornava in Polonia dopo l’inaspettata elezione a Papa. Quel viaggio, durato nove giorni, avrebbe cambiato per sempre la storia, non solo della sua terra, ma dell’Europa e del mondo intero. Una pacifica e inarrestabile primavera cristiana contro l’ideologia comunista, infatti, si sarebbe a mano a mano allargata in tutto il globo, portando a quel domino geopolitico provvidenziale (certamente guidato dalla Vergine Maria a cui il pontefice si raccomandò incessantemente), culminato nella caduta del Muro di Berlino e nel crollo dell’Urss.
Il primo viaggio in terra polacca, occasionato dal novecentesimo anniversario della morte del patrono San Stanislao, fu famoso per tante cose: dalla falsificazione dei dati sulla partecipazione popolare (che il regime cercava di ridimensionare nonostante l’evidenza) alle inquadrature della televisione di Stato che aveva la direttiva di non inquadrare mai le folle, dall'euforia dei giovani alle parole profetiche, così piene di umanesimo cristiano, di Papa Wojtyla, che con coraggio parlò apertamente ai capi politici del partito per difendere l’identità della nazione e il suo futuro. Ma forse il momento più significativo fu la sua omelia a Varsavia nella vigilia di Pentecoste, in Piazza della Vittoria, davanti a una croce enorme che si innalzava in mezzo a un oceano di fedeli, quando il Papa invocò la discesa dello Spirito Santo: “E grido, io, figlio di terra polacca e insieme io, Giovanni Paolo Il Papa, grido da tutto il profondo di questo millennio, grido alla vigilia di Pentecoste: Scenda il tuo Spirito! Scenda il tuo Spirito! E rinnovi la faccia della terra. Di questa Terra! Amen”.

Di seguito trovate una mia sintesi dell’omelia del 2 giugno 1979 a Piazza della Vittoria a Varsavia, con i passaggi salienti e da ricordare.

Dalla cattedra di Cracovia a quella di Roma
Sappiamo che Paolo VI, recentemente scomparso, primo Papa pellegrino, dopo tanti secoli ha ardentemente desiderato di metter piede in terra polacca (…).Oggi mi è concesso di adempiere questo desiderio dello scomparso Papa Paolo VI in mezzo a voi, dilettissimi Figli e Figlie della mia Patria. Quando infatti – per imperscrutabili disegni della Divina Provvidenza, dopo la morte di Paolo VI e dopo il breve pontificato durato appena alcune settimane del mio diretto Predecessore Giovanni Paolo I – sono stato chiamato, con i voti dei Cardinali, dalla cattedra di San Stanislao a Cracovia a quella di San Pietro a Roma, ho capito immediatamente che era mio compito adempiere quel desiderio, che Paolo VI non aveva potuto realizzare nel millennio del Battesimo della Polonia.
È la vigilia di Pentecoste
Mi è dato oggi, nella prima tappa del mio pellegrinaggio papale in Polonia, di celebrare il Sacrificio Eucaristico a Varsavia nella Piazza della Vittoria. La liturgia della sera del sabato, vigilia della Pentecoste, ci trasporta al Cenacolo di Gerusalemme nel quale gli Apostoli – radunati intorno a Maria, Madre di Cristo – riceveranno, nel giorno seguente, lo Spirito Santo. (…)È bene che il mio pellegrinaggio in Polonia, nella ricorrenza del IX centenario del martirio di San Stanislao, cadesse nel periodo della Pentecoste, e nella solennità della Santissima Trinità.
Non si può comprendere la Polonia senza Cristo 
La Chiesa ha portato alla Polonia Cristo, cioè la chiave per la comprensione di quella grande e fondamentale realtà che è l’uomo. Non si può infatti comprendere l’uomo fino in fondo senza il Cristo. (…) L’esclusione di Cristo dalla storia dell’uomo è un atto contro l’uomo. Senza di lui non è possibile capire la storia della Polonia, e soprattutto la storia degli uomini che sono passati e passano per questa terra. Storia degli omini. La storia della Nazione è soprattutto storia degli uomini. E la storia di ogni uomo si svolge in Gesù Cristo. In lui diventa storia della salvezza.
Onore al milite ignoto polacco
Desidero inginocchiarmi presso questa tomba per venerare ciascun seme che cadendo in terra e morendo in essa porta frutto. Sarà questo il seme del sangue del soldato versato sul campo di battaglia o il sacrificio del martirio nei campi di concentramento o nelle carceri. Sarà il seme del duro lavoro quotidiano, col sudore della fronte, nel campo, nell’officina, nella miniera, nelle fonderie e nelle fabbriche. Sarà il seme d’amore dei genitori che non rifiutano di dare la vita ad un nuovo uomo e ne assumono tutto l’impegno educativo. Sarà questo il seme del lavoro creativo nelle università, negli istituti superiori, nelle biblioteche, nei cantieri della cultura nazionale. Sarà il seme della preghiera, del servizio ai malati, ai sofferenti, agli abbandonati: “tutto ciò che costituisce la Polonia”.
“E io grido…”
E grido, io, figlio di terra polacca e insieme io, Giovanni Paolo Il Papa, grido da tutto il profondo di questo millennio, grido alla vigilia di Pentecoste: Scenda il tuo Spirito!
Scenda il tuo Spirito!
E rinnovi la faccia della terra.
Di questa Terra!
Amen.