
In definitiva, i meccanismi che hanno acceso la scintilla dell'universo e quelli che hanno portato alla comparsa dell'uomo, non sarebbero così rivoluzionari per la Chiesa, visto e considerato, postula Odifreddi, che la teologia cattolica ha mantenuto il “monopolio” sulla risposta al quesito fondamentale: perché. Ma non è un trucco, è la semplice verità: la teoria dell'evoluzione, lasciata a se stessa, è semplicemente improponibile. Ha bisogno di una molla, una guida (che per il credente ha un nome: Dio). Esiste oggi tutto un movimento scientifico e teologico che converge sul concetto di "principio antropico", proprio per turare le falle del darwinismo duro e considerare l'evoluzione da una prospettiva nuova. Gli studi al riguardo sono molto sviluppati e fecondi. Ma è ovvio che Odifreddi deve fare Odifreddi. Ostenta le penne del pavone, cita Bergson e dice che i papi non capiscono niente di fisica e di biologia (ma sembra che sia proprio lui a non aver capito fino in fondo la teologia cattolica). Sotto sotto c'è la segreta paura che scienza e fede possano andare a braccetto, pur nella distinzione dei rispettivi domini. Dopotutto ce l'ha ricordato anche Benedetto XVI in tutto il suo pontificato. Quando fede e ragione si isolano e non dialogano più, prima o poi diventano dei pericolosi ismi.