Due giorni fa Papa Francesco ha denunciato con grande fermezza i crimini contro la vita travestiti oggi e spacciati come “falsa compassione”. Francesco stava leggendo un discorso preparato in anticipo, già di per sé molto incisivo e duro quando, sollevando gli occhi davanti ai rappresentanti dell’Associazione Medici Italiani che riempivano la Sala Nervi, ha cominciato ad improvvisare e a commuoversi. Quelle parole sono state e rimangono un momento di grande Magistero, che si riallaccia del resto a una serie di dichiarazioni di uguale vigore appartenenti a questo stesso pontificato. E tuttavia, a causa del clima mediatico che si è creato intorno a Bergoglio a partire della sua prima intervista su Repubblica, l’intervento ha avuto una risonanza quasi nulla.
Ecco il passaggio cruciale del discorso: “Il pensiero dominante - ha detto il Papa - propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica ‘produrre’ un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che ‘vede’, ‘ha compassione’, si avvicina e offre aiuto concreto”. E queste sono le parole aggiunte a braccio, nelle quali il Papa ha evocato scenari di scontro frontale, invocando l’obiezione di coscienza e definendo l’aborto, senza giri di parole, un omicidio: “La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza. E a tante conseguenze sociali che tale fedeltà comporta. Noi stiamo vivendo un tempo di sperimentazioni con la vita. Ma uno sperimentare male. Fare figli invece di accoglierli come dono, come ho detto. Giocare con la vita. Siate attenti, perché questo è un peccato contro il Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così. Quando tante volte nella mia vita di sacerdote ho sentito obiezioni. 'Ma, dimmi, perché la Chiesa si oppone all’aborto, per esempio? E’ un problema religioso?' – 'No, no. Non è un problema religioso' – 'E’ un problema filosofico?' – 'No, non è un problema filosofico'. E’ un problema scientifico, perché lì c’è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. 'Ma no, il pensiero moderno…' – 'Ma, senti, nel pensiero antico e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!'. Lo stesso vale per l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta. Ma, anche c’è l’altra. E questo è dire a Dio: 'No, la fine della vita la faccio io, come io voglio'. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo”. Parole di tale veemenza non si ricordavano dai tempi di Giovanni Paolo II e del primo Benedetto XVI, quando batteva molto sui “principi non negoziabili”. E in effetti alcuni grandi media italiani che hanno abbracciato la causa di Bergoglio fin dall’inizio del pontificato enfatizzando soltanto alcune facce del poliedro papale, sono rimasti di sasso, o meglio hanno fatto finta di niente, come è già accaduto altre volte. In questi casi la strategia è quella di defilarsi e di aspettare che una nuova notizia soppianti il prima possibile la temporanea, inaspettata dichiarazione. Forse il Successore di Pietro fa comodo soltanto quando può essere incasellato in banalissime diatribe politiche nostrane, o quando appare compatibile con la linea editoriale dei giornali e dei tg. Ma, a rileggere le parole vibranti contro l’aborto, l’eutanasia e la fecondazione assistita, ci si rende conto che spesso la montatura va in frantumi. Bergoglio, a detta di qualcuno, sarebbe un “Papa che piace troppo”. Forse è semplicemente un Papa, e, in quanto tale, un Papa che ha il coraggio di dire quello che pensa e che crede. Sempre. E un Papa non ha certamente bisogno della claque di qualche opinion leader o di qualche direttore di giornale per impostare la sua agenda.