Il cardinale Bagnasco è intervenuto ieri alla 67ma Assemblea
straordinaria dei Vescovi che si tiene ad Assisi e ha definito un
“cavallo di Troia” i tentativi di equiparare le nozze gay al
matrimonio. “È irresponsabile – ha detto – indebolire la
famiglia creando nuove figure per scalzare culturalmente e
socialmente il nucleo portante della persona e dell'umano”. Oggi il
quotidiano la Repubblica, in
un articolo di Marco Ansaldo, ha risposto a Bagnasco per bocca
del fondatore dell'arcigay, Franco Grillini. “Ci domandiamo –
afferma Grillini – se il cardinale abbia seguito attentamente le
cose che ha detto il suo superiore, ovvero 'chi sei tu per
giudicare?'”. Francamente, non ne possiamo più di questo teorema
che va avanti da mesi.
Ogni volta che esponenti della Chiesa italiana
ripropongono il magistero cattolico di sempre sulla famiglia e sui
gay, arriva qualcuno a dire che le cose sono cambiate e che il Papa
non la pensa così. Immancabilmente, si cita la famosa intervista di
Bergoglio sul volo di rientro da Rio de Janeiro, “Chi sono io per
giudicare un gay?”. L'intervista però andrebbe citata nella sua
interezza: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona
volontà, chi sono io per giudicarla?”. È l'esatto contrario di
quello che si vuole far credere. Francesco non ha mai e poi mai
approvato le unioni di persone omosessuali, né l'omosessualità in
quanto tale. Ha,invece, accolto con paternità quei gay che
riconoscono la loro situazione e si rimboccano le maniche per seguire
il Signore. E questo, omosessualità o meno, è un consiglio che vale
per tutti i cattolici. Ognuno è chiamato, ogni giorno, a prendere la
sua croce e seguire il Signore, che sempre ci precede con la sua
Croce! Un altro teorema che vale la pena di smascherare è l'accusa
rivolta alla CEI di usare un lessico troppo ruvido, non in linea con
il nuovo approccio pastorale berglogliano. Anche questa è una balla.
Basterebbe rileggere le parole di Francesco al movimento apostolico
Schoenstatt, lo scorso 25 ottobre, per rendersene conto.
Ha detto il Papa a proposito di una famiglia tradizionale che viene
oggi sistematicamente bastonata: “Che
la famiglia sia colpita, che la famiglia venga colpita e che la
famiglia venga imbastardita, come, va bene, è un modo di
associazione… Si può chiamare famiglia tutto, no? Quante famiglie
sono divise, quanti matrimoni rotti, quanto relativismo nella
concezione del Sacramento del Matrimonio. In questo momento, da un
punto di vista sociologico e dal punto di vista dei valori umani,
come appunto del Sacramento cattolico, del Sacramento cristiano, c’è
una crisi della famiglia, crisi perché la bastonano da tutte le
parti e la lasciano molto ferita!”.
A riguardo delle unioni gay è stato ancora più deciso: “Sono
nuove forme, totalmente distruttive e limitative della grandezza
dell’amore del matrimonio”.
Il vero problema è che queste dichiarazioni vengono regolarmente
silenziate dai grandi mass media di sinistra, ormai autoallucinati da
un Bergoglio che è solo il pallido riflesso della realtà. I fatti
ci dicono un'altra cosa. Comunque le si voglia chiamare, “forme
distruttive” o “cavalli di troia”, le nozze gay irritano molto
la Chiesa perché sono qualcosa di profondamente contrario a quegli
imperativi morali universali prima ancora che cristiani.