È una porta che deve attrarci in tutta la sua straordinaria, disarmante semplicità, in tutta la sua “distanza” non tanto fisica ma soprattutto spirituale. Perché il Giubileo della Misericordia è un evento decentralizzato e globalizzato, nel segno di un “multiverso” che prende corpo e acquista senso a partire dalla logica del magnificat di Maria. È un percorso di conversione che invita a riscoprire l’anima vera della vita e della fede, ad abbandonare le ingiustizie, a smascherare le culture dell’inganno che deturpano le nostre società. Con il coraggio di saper guardare oltre, nell’impensabile distesa di un continente lontano dal cuore, ma in realtà vicino a noi e persino inglobato nelle nostre società. Il Papa, solo, che spalanca l’umile porta di Bangui, è la profezia di questo nostro mondo distrutto e senza senso, bisognoso di riscoprire il senso di un Dio che muore sulla croce, che annienta la morte con l’amore, che sconfigge la potenza del male con l’onnipotenza del Bene. Ed è il canto senza tempo di Maria a Dio, che nasce dal più profondo del cuore e che si fa vita:
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore
Ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili
Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.