lunedì 23 marzo 2015

“Il sangue di San Gennaro sciolto a metà”. Intervista esclusiva a mons. Vincenzo De Gregorio, Abate Prelato della Real Cappella del Tesoro di S. Gennaro

“Appena ho preso in mano l’ampollina, mi sono subito reso conto che stava avvenendo la liquefazione”. Mons. Vincenzo De Gregorio è Abate prelato della Cappella del Tesoro di San Gennaro, ovvero l’unica persona incaricata, per conto dell’Arcivescovo di Napoli, di prelevare dalla cassaforte la preziosa reliquia, che in via del tutto straordinaria è stata mostrata al Papa domenica scorsa durante la visita al Duomo partenopeo. La notizia dello scioglimento, seppur a metà, ha fatto il giro del mondo. In via esclusiva sono riuscito a raccogliere da mons. De Gregorio la descrizione dell’evento che ha vissuto in prima persona.
“Mezz’ora prima che il Papa arrivasse in Duomo, verso le 14, 30 – rivela –, abbiamo esposto il reliquiario e, quando l’ho preso in mano, ho avvertito subito i segnali dell’inizio della liquefazione. La massa, che in genere è compatta come un pezzo di cera rossa, scivolava leggermente verso le pareti interne dell’ampolla. Dopo quindici anni di esperienza, ormai so riconoscere al volo i segni dello scioglimento. Quando il reliquiario è stato dato a Papa Francesco per la benedizione, il sangue era per metà liquido, come ha detto pubblicamente il cardinale Sepe. Subito dopo è stato rimesso in cassaforte in quello stato”. L’Abate prelato, sacerdote diocesano di Napoli, nonché Preside del PIMS di Roma, non commenta il “demi-miracle”, come lo ha definito la stampa, accolto comunque in maniera entusiastica dal popolo di Napoli. Ci tiene però a precisare che, in effetti, il “fenomeno” si è verificato per la prima volta in occasione della visita di un pontefice. “Nel Novecento, con i due Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – spiega –, la liquefazione non c’è stata. Nell’Ottocento Pio IX visitò due volte il Tesoro di San Gennaro. La prima il 6 settembre 1849, quando osservò la reliquia dal vetro della cassaforte, senza che il contenuto si disciogliesse. La seconda volta, il 20 settembre, celebrò la messa in cappella durante l’Ottavario e poté venerare il sangue, ancora liquido, che si era sciolto il giorno prima, festa del Patrono”. 
Antonio Marguccio