Dal momento della sua elezione a oggi il primo Papa argentino della storia è stato visto e raccontato, principalmente dai mass-media, come un uomo deciso a riformare profondamente la Chiesa cattolica, soprattutto nelle materie del cosiddetto “scisma silenzioso”. Quelle, cioè, dove il tradizionale insegnamento della Chiesa registra oggi un calo di consenso non tanto a livello dottrinale (come poteva avvenire in passato con le diserzioni teologiche belle e buone) ma sul piano pratico. Esistono molte statistiche al riguardo, soprattutto per quanto riguarda la morale sessuale (in particolare il ricorso alla contraccezione artificiale da parte delle coppie sposate, problema che fu decisivo durante il pontificato di Paolo VI: la grande rottura risalirebbe proprio all'enciclica Humanae Vitae).
Altri temi caldi sono l'eutanasia, l'aborto, le unioni tra omosessuali equiparate alla famiglia, il concetto di gender, e così via. Dopo che il predecessore di Francesco, Benedetto XVI, aveva sigillato con l'adesivo “principi non negoziabili” ogni discussione “aperturista” (visto che di aperture non ce ne possono essere su questi terreni) molti, soprattutto al di fuori della Chiesa, speravano (e sperano) che Bergoglio, il Papa venuto “dalla fine del mondo”, facesse delle concessioni. In realtà, Francesco non ha deviato di una virgola dai cosiddetti “principi non negoziabili” di ratzingeriana memoria, in alcuni casi addirittura sottolineandoli con una fermezza maggiore (recentemente ha fatto un paragone tra la diagnostica embrionale mirata alla soppressione del feto e gli esperimenti nazisti). Spessissimo, Bergoglio ha attaccato le “colonizzazioni ideologiche” e la “mondanizzazione della Chiesa”. Niente di strano né di sorprendente. Un Papa non è un leader politico, non è chiamato ad accontentare le folle, è prima di tutto il servitore e il custode del Vangelo, e non potrà mai insegnare il falso, né condurre il gregge affidatogli da Cristo verso pascoli avvelenati. A costo di essere impopolare, magari per qualche tempo (ma la verità del Vangelo non si misura con gli indici di ascolto). Purtroppo, a partire dal Vaticano II, prevale l'idea che la Chiesa sia plasmabile come l'argilla, rifondabile nella dottrina e nelle strutture a piacimento, per venire incontro alle mode del pensiero laico (chissà perché i più accesi sostenitori di tale linea sono i non credenti: questo non riuscirò mai a capirlo!). Ad ogni modo, mi sono preso l'onere di segnalare la profonda continuità tra Benedetto XVI e Francesco (al di là ovviamente delle note di colore gossipparo, come le scarpe nere al posto di quelle rosse) più e più volte su questo mio blog, e fin dall'inizio (v. Ma Bergoglio non è un fumetto). Rimane ovviamente la diversità di stile, linguaggio, formazione, prospettiva tra i due ultimi Papi (come tra tutti i pontefici della storia), ma questa è la cosa più normale del mondo e anzi una benedizione del Cielo, perché la Catholica è perennemente mossa dallo Spirito e incarna il più grande eclettismo fedele al Vangelo. La cosa curiosa è che qualcuno, finalmente, se ne è accorto, anche se partendo da un punto di vista completamente diverso dal mio. Si tratta di un articolo apparso su Micro Mega (numero dello scorso aprile) a firma di Marco Marzano, che non dimostra di essere molto ferrato su cattolicesimo e Chiesa, nonostante lo sfoggio di analisi serissime, complice soprattutto un punto di vista sinistroide “illuminista”. Ma una cosa Marzano l'ha capita e bene e vale la pena di sottolinearla, anche se proveniente da una voce, ripeto, intellettualmente molto distante dalla mia. Bergoglio sarà sì un ciclone di stile, un Papa pop, attento ai diritti sociali dei poveri e agli emarginati, ma “non ha cambiato proprio nulla” della dottrina tradizionale, “non ha toccato il celibato né la morale familiare e sessuale”. Ancora: “La Chiesa le cose che oggi Francesco dice sui poveri, gli immigrati, le guerre e il capitalismo le ha sempre affermate”, solo che oggi “le ribadisce con un'enfasi diversa”. La stampa, secondo Marzano (anche qui sono d'accordissimo) “ha bisogno naturalmente non solo di esaltare alcune notizie, ma anche di sottacerne altre”. E così il pontificato viene opportunamente ritagliato e selezionato. Mi trovo sulla stessa frequenza anche per quanto riguarda la valutazione della fronda di pseudo destra contro Papa Francesco. Anch'essa, infatti, adotta la stessa tecnica di base. Scrive Marzano: “Naturalmente, una parte (largamente minoritaria) della stampa (quella di destra) demonizza Bergoglio invece di santificarlo. In questo caso il segno dell'operazione è diverso, ma il dispositivo che ne sta alla base è il medesimo: l'enfatizzazione di alcuni gesti e decisioni di importanza trascurabile che esagerano una discontinuità in realtà inesistente e la rinuncia a un esame analitico, critico e razionale dell'operato di Francesco”. Così va il mondo, purtroppo. Leggere su Micro Mega che Francesco è un “conservatore” fa sorridere, così come fanno sorridere quelli che lo considerano un “comunista” (a proposito, una volta glielo hanno addirittura chiesto. Ovviamente Francesco è scoppiato in una delle sue contagiose risate!). Le valutazioni non possono essere che parziali, innaturali e deformanti se fatte con gli occhiali della politica “illuminista”, di destra o di sinistra che sia. Significa che il Papa, al di là della disinformazione e le strumentalizzazioni in corso, continua a fare bene il suo “mestiere”, che è quello di ricordare al mondo la Via, la Verità e la Vita: Gesù Cristo. Tutto il resto lo lasciamo volentieri ai politichesi.