Pubblicata il 22 febbraio scorso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, la lettera Placuit Deo su alcuni aspetti della salvezza cristiana è passata praticamente inosservata. Qua e là sono apparsi dei commenti, in genere tiepidi, oppure si è detto che il documento è troppo tecnico per essere capito davvero. Roba da specialisti? Non è così. Si tratta in realtà di un piccolo “compendio” del magistero di Papa Francesco, calato su uno sfondo dottrinale chiarissimo, che riafferma alcuni punti teologici di fondamentale importanza.
Spesso la predicazione del Papa argentino ha fatto riferimento, in questi anni, a due eresie dei tempi antichi, il pelagianesimo e l’agnosticismo. La prima nacque per opera di un monaco, Pelagio (vissuto tra il IV e il V secolo), della Britannia, che difendeva con il suo stile spirituale la libertà umana da derive fatalistiche, enfatizzando il ruolo della libertà. Secondo Pelagio l’uomo non era un essere ferito dal peccato di Adamo e, per raggiungere la salvezza, doveva solo impegnarsi con le sue proprie forze, senza l’aiuto decisivo della grazia di Cristo che, semmai, era un aiuto esterno. Il suo discorso fu sviluppato da Giuliano D’Eclano, un personaggio dotto, contro cui sant’Agostino scrisse numerose opere, nelle quali sviluppò la dottrina del peccato originale. Papa Francesco, spiega il documento, ha fatto notare in numerosi suoi interventi come la mentalità dell’uomo di oggi abbia molto in comune con il pelagianesimo. “Nei nostri tempi prolifera un neo-pelagianesimo per cui l’individuo, radicalmente autonomo, pretende di salvare sé stesso, senza riconoscere che egli dipende, nel più profondo del suo essere, da Dio e dagli altri. La salvezza si affida allora alle forze del singolo, oppure a delle strutture puramente umane, incapaci di accogliere la novità dello Spirito di Dio”. L’altro trend culturale è stato identificato da Bergoglio nello gnosticismo, una corrente filosofico-religiosa che si insinuò nella Chiesa in molti e sottili modi, che andavano a minare il cristianesimo dall’interno (visione negativa della materia, rifiuto di un salvatore incarnato, considerato al massimo come un personaggio divino venuto ad illuminare pochi eletti, gli gnostici appunto). Il neo-gnosticismo rievocato da Papa Francesco, prosegue la Placuit Deo, "presenta una salvezza meramente interiore, rinchiusa nel soggettivismo. Essa consiste nell’elevarsi 'con l’intelletto al di là della carne di Gesù verso i misteri della divinità ignota’. Si pretende così di liberare la persona dal corpo e dal cosmo materiale, nei quali non si scoprono più le tracce della mano provvidente del Creatore, ma si vede solo una realtà priva di senso, aliena dall’identità ultima della persona, e manipolabile secondo gli interessi dell’uomo”. Il pelagianesimo è sinonimo di un certo ottimismo sull’uomo, in sé positivo ma che diventa ideologia laddove la scienza, ad esempio, si tramuta in scientismo, viene cioè ad arrogarsi ogni speranza di “salvezza” e progresso senza limiti etici. Il neo-gnosticismo d’altra parte sembrerebbe riaffiorare sotto mutata pelle nel trans-umanesimo, quel composito movimento culturale che considera il dato biologico dell’uomo come negativo, obsoleto, dal quale sarebbe necessaria una liberazione piena della mente, equiparata a un “software” che può essere copiato e incollato su un dispositivo tecnologico, così che il nostro io viva finalmente in “eterno”. A mio modo di vedere il richiamo alle due eresie dell’antichità è un’acuta analisi del Magistero bergogliano, troppe volte e troppo spesso messo in sordina. Un’analisi che si fa in questo caso molto stringente perché va al cuore del problema di sempre, quello della salvezza dell’uomo. Afferma il documento firmato dal cardinale Ladaria:“ Sia l’individualismo neo-pelagiano che il disprezzo neo-gnostico del corpo sfigurano la confessione di fede in Cristo, Salvatore unico e universale. Come potrebbe Cristo mediare l’Alleanza dell’intera famiglia umana, se l’uomo fosse un individuo isolato, il quale si autorealizza con le sole sue forze, come propone il neo-pelagianesimo? E come potrebbe arrivarci la salvezza mediante l’Incarnazione di Gesù, la sua vita, morte e risurrezione nel suo vero corpo, se quel che conta fosse solo liberare l’interiorità dell’uomo dai limiti del corpo e dalla materia, secondo la visione neo-gnostica?”. L’analisi consente di rimettere in primo piano Cristo come unico Salvatore dell’umanità (un tema questo già ben espresso dalla Dominus Iesus di Ratzinger nel 2000 che viene opportunamente citata), e della Chiesa come “il luogo dove riceviamo la salvezza portata da Gesù”. La chiarezza e la concisione della Placuit Deo ne fanno un documento fondamentale di questo pontificato.