lunedì 29 agosto 2016

“Un rapporto meravigliosamente paterno-fraterno”. Le bellissime parole di Benedetto XVI su Francesco

È stata pubblicata pochi giorni fa sull’Osservatore Romano l’intervista di Elio Guerriero al Papa Emerito Benedetto XVI, inclusa nella biografia Servitore di Dio e dell’umanità (in uscita domani) che porta in un certo senso il “placet” dello stesso Ratzinger e anche il plauso di Bergoglio, autore della breve introduzione al volume. “In questi primi anni del mio pontificato – scrive infatti Francesco – il mio legame spirituale con lui rimane particolarmente profondo. La sua presenza discreta e la sua preghiera per la Chiesa sono appoggio e conforto continuo per il mio servizio”.
Per la Chiesa, continua il Papa argentino nell’introduzione anticipata sempre dall’Osservatore Romano, “la presenza di un Papa emerito oltre a quello in carica è una novità. E poiché si amano, è una novità bella. In un certo senso esprime in maniera particolarmente evidente la continuità del ministero petrino, senza interruzione, come gli anelli di una stessa catena saldati dall’amore. Il popolo santo di Dio in cammino lo ha capito molto bene. Tutte le volte che il Papa emerito, accogliendo il mio invito, è apparso in pubblico e l’ho potuto abbracciare davanti a tutti, la gioia e l’applauso dei presenti sono stati sinceri e intensi”. Papa Francesco non è affatto nuovo a queste intense dimostrazioni di stima verso il suo predecessore. Una volta ha persino affermato: "Per me è come avere il nonno saggio a casa". Dal canto suo, Joseph Ratzinger ha avuto parole di calda riconosccenza, di benedizione e di amore verso Papa Francesco. E ha rivelato alcuni particolari inediti, come la telefonata arrivatagli subito dopo che Bergoglio si era affacciato dal balcone di San Pietro la sera dell’elezione, o i frequenti piccoli doni e le lettere scritte a mano. Nell’intervista, l'Emerito parla di San Bonaventura e Sant’Agostino, i maestri spirituali che continuano a confortarlo nel suo sereno ritiro presso il convento vaticano di Mater Ecclesiae. Inoltre cita Dante, San Giovanni della Croce, Santa Teresa di Gesù Bambino e San Francesco. Si respira un’aria di pace, di preghiera incessante e di lettura, confessa Guerriero. Che fa anche le domande che tutti noi faremmo:  Non le è dispiaciuto dover lasciare nell’anno della fede? Quando giunse alla decisione di dover rinunciare all’esercizio del ministero petrino per il bene della Chiesa? Ha visto la foto del fulmine che colpisce la cupola di San Pietro? Ratzinger risponde con calma, spiegando che la decisione della rinuncia maturò nel corso del viaggio transoceanico in Messico e a Cuba, particolarmente faticoso, e vista l’impossibilità di partecipare alla GMG di Rio. Nessun rimpianto sulla decisione che ha fatto storia, nessuna preoccupazione oggi. “Avrei dovuto preoccuparmi – confessa Ratzinger – se non fossi stato convinto, come dissi all’inizio del mio pontificato, di essere un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”. Da qui “la fiducia e la certezza che la Chiesa è guidata dal Signore e che, quindi, potevo riporre nelle sue mani il mandato che egli mi aveva affidato nel giorno dell’elezione. Del resto questo sostegno è continuato anche dopo la mia rinuncia, per cui posso essere solo grato al Signore e a tutti quelli che mi hanno espresso e ancora mi manifestano il loro affetto”. Infine, sul suo rapporto con Papa Francesco che definisce “meravigliosamente paterno-fraterno”, le parole più belle e commoventi: “La benevolenza umana con la quale mi tratta è per me una grazia particolare di quest’ultima fase della mia vita, della quale posso solamente essere grato. Quello che dice della disponibilità verso gli altri uomini non sono solamente parole. La mette in pratica con me. Che il Signore gli faccia a sua volta sentire ogni giorno la sua benevolenza. Per questo prego il Signore per lui”.