Domenica scorsa Papa Francesco non ha avuto esitazioni nel denunciare il tragico sterminio del popolo armeno, "il primo genocidio del XX secolo", ha detto citando alla lettera un documento ecumenico di Giovanni Paolo II. Le immediate reazioni del governo turco hanno scatenato una controffensiva mediatica senza precedenti nel pontificato bergogliano, che ricorda quello che fu l'"incidente di Ratisbona" del 2006.
Anche allora Benedetto XVI, peraltro proprio alla vigilia di un viaggio in Turchia, fu accusato duramente dalla stampa e dai leader religiosi del mondo islamico per il suo appello alla ragione. Da quel momento una vasta fetta di opinione pubblica mondiale e anche di cultura cattolica (purtroppo) costruì il filo spinato intorno al Magistero del grande Ratzinger. Bergoglio forse stavolta rischia un "linciaggio" anche peggiore. Nel suo discorso alla Chiesa armena infatti ha ricordato i genocidi del nazismo e del comunismo e condannato con fermezza esemplare il muro di silenzio costruito ad arte intorno alle grandi mattanze di cristiani in Siria e in Kenya degli ultimi giorni. "In diverse occasioni - ha affermato nella Basilica di San Pietro nel corso della Santa Messa per i fedeli armeni - ho definito questo tempo un tempo di guerra, una terza guerra mondiale ‘a pezzi’, in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione. Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi, decapitati, crocifissi, bruciati vivi, oppure costretti ad abbandonare la loro terra". Forse questo non è proprio il Papa buonista criticato dagli intellettualoni "devotamente atei" e da altri ex scrittori cattolici. Forse è il Papa di cui già parlammo ampiamente su questo blog, per quello che vale. Un Papa, semplicemente un Papa. Che, in quanto tale, agisce con franchezza e annuncia il Vangelo a un mondo martoriato e diviso, incapace come sempre di accettare il messaggio rivoluzionario dell'amore cristiano. Eppure proprio di questa chiarezza abbiamo più che mai bisogno. "Anche oggi il messaggio della Chiesa - così Francesco ieri a Santa Marta - è il messaggio del cammino della franchezza, del cammino del coraggio cristiano". Ormai è chiaro. La grande illusione mediatica del pontificato "progressive" non regge più. Rimane quella di un Pontefice coraggioso, dalla schiena dritta, proprio come i suoi grandi predecessori che parlavano apertamente e senza compromessi.