Per chi è attento a certe dinamiche della teologia odierna,
il pomeriggio del 15 aprile scorso non deve essere passato inosservato. Alla Pontificia
Università Lateranense di Roma si è svolto infatti un intenso convegno dal
titolo, assai affascinante, “La teologia tra scienza e fantascienza”, che ha
visto protagonisti teologi di chiara fama. Profilo altissimo per un tema, in
genere, considerato bassissimo, o comunque legato al consumo di massa. E invece no.
Basta
pensare che un’intera relazione, quella del prof. Antonio Sabetta, ordinario di Teologia fondamentale e preside
dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Ecclesia Mater”, è
stata interamente dedicata alla saga di Harry
Potter della scrittrice inglese J.K. Rowling, che ha venduto 450 milioni di
libri in una decina di anni. “Nei libri della Rowling di cristianesimo esplicito
ce n’è pochissimo – ha spiegato Sabetta –. Qualche accenno alle feste religiose
e un paio di citazioni bibliche, tutto qui. Ma il cuore della saga è
chiaramente ispirato al mistero della Croce e della Redenzione. Harry capisce
che deve morire perché tutto finisca. Il tratto più cristiano è proprio questo,
la vittoria sul male arriva assumendo su di sé il misteryum iniquitatis: prendere su di sé la tragedia del soffrire e
del morire”. Un altro teologo, il gesuita tedesco Michael Fuss, docente
di Storia delle Religioni, ha intitolato la sua dissertazione con un omaggio a Star Wars, “Che la forza sia con voi!
Religione nella fantascienza contemporanea”. L’intervento è andato indubbiamente
al cuore del problema. Fuss ha dimostrato quanto sottile, talvolta, sia il
confine che separa la science fiction
dalla teologia. Da scientology al catastrofismo maya, da Star Trek ad Avatar,
passando per Star Wars ovviamente, è un
continuo di rimandi all’ineludibile senso dell'assoluto, a quella nostalgia di Dio di agostiniana memoria che, in mancanza di meglio, trova sfogo nel culto della tecnologia, o del
virtuale, o del progresso scientifico. È chiaro, ha spiegato il sacerdote, che “la
fantascienza altro non è che un pre-teismo che si interroga sul rapporto
tra mondo fisico e metafisico, e cerca di spiegarlo in chiave tecnica. Il
divino non viene negato radicalmente, ma manipolato a fini utilitaristici, ed è totalmente tralasciato l'aspetto della verità”. Anche il prof. Antonio Lorizio, docente di Teologia
fondamentale alla Lateranense, ha rilevato lo stesso aspetto, concentrandosi
però sulle possibili, sane contaminazioni tra teologia e fantasia. “L’immaginazione
oggi la si chiama fantascienza o fantasy, ma è sempre esistita. Pensiamo alla
letteratura apocalittica, che però per il cristiano non è idolatria, ovvero
adorazione delle immagini e delle autosuggestioni, ma narrazione in chiave
simbolica che rimanda all’Altro”. Lorizio ha guardato con ottimismo, ma anche
con prudenza, al calderone di miti, saghe e visioni fantascientifiche che
ribollono nella letteratura di massa e nel cinema. E ha inviato la teologia cattolica
a capire cosa c’è davvero dietro tutto questo. “Dietro le immagini e le
metafore, può nascondersi la Verità”.