Questa mattina Papa Bergoglio, incontrando la Pontificia Accademia
delle Scienze riunita in sessione plenaria, è entrato nel vivo di un
dibattito forse poco noto in Europa ma accesissimo negli Stati Uniti.
Qui, da diverse decine di anni, i seguaci di Charles Darwin devono
fare i conti con il creazionismo, un movimento diffuso negli ambienti presbiteriani che rivendica una interpretazione letterale del libro della Genesi.
In base a questo credo l'origine della
Terra e delle specie viventi, compreso l'uomo, si deve al diretto
intervento di Dio e quindi la teoria dell'evoluzione non è che una colossale impostura, peraltro, secondo i creazionisti, nemmeno suffragata dai dati geologici e biologici. La Chiesa, nell'ultimo secolo e mezzo, cioè
a partire dalla pubblicazione dell'Origine delle Specie, non
ha emesso pronunciamenti definitivi sull'argomento, sebbene la teoria darwiniana sia stata guardata
inizialmente con sospetto (e non poteva essere altrimenti). É stato
Pio XII il primo Papa a rompere il ghiaccio e a dire, nell'enciclica
Humani generis (1950), che
evoluzionismo, Bibbia e fede cristiana non sono necessariamente in
contrasto. Successivamente la teologia cattolica ha familiarizzato
con la visione ormai classica dell'evoluzione dell'uomo dai primati, una visione che però non dimentica un punto centrale.
Quand'anche i nostri corpi fossero il risultato di un processo lungo
e straordinario di adattamento e modificazione degli ominidi, l'anima è un dono di Dio. Ebbene, Francesco
questa mattina ha espresso una posizione molto chiara, criticando i creazionisti puri ma prendendo anche le distanze dalle
teorie sul caos. Così il pontefice: “Quando – ha
detto agli accademici pontifici – leggiamo nella Genesi il racconto
della Creazione rischiamo di immaginare che Dio sia stato un mago,
con tanto di bacchetta magica in grado di fare tutte le cose. Ma non
è così. Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare
secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si
sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza. Egli ha
dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui
ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni
realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli,
millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi,
proprio perché Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che
dà l’essere a tutti gli enti. L’inizio del mondo non è opera
del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente
da un Principio supremo che crea per amore. Il Big-Bang,
che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice
l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella
natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché
l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono.
Per quanto riguarda l’uomo, invece, vi è un cambiamento e una
novità. Quando, al sesto giorno del racconto della Genesi, arriva la
creazione dell’uomo, Dio dà all’essere umano un’altra
autonomia, un’autonomia diversa da quella della natura, che è la
libertà. E dice all’uomo di dare il nome a tutte le cose e di
andare avanti nel corso della storia. Lo rende responsabile della
creazione, anche perché domini il Creato, perché lo sviluppi e così
fino alla fine dei tempi. Quindi allo scienziato, e soprattutto allo
scienziato cristiano, corrisponde l’atteggiamento di interrogarsi
sull’avvenire dell’umanità e della terra, e, da essere libero e
responsabile, di concorrere a prepararlo, a preservarlo, a eliminarne
i rischi dell’ambiente sia naturale che umano”. Probabilmente nel
discorso c'è qualcosa dell'attesissima enciclica ecologica
annunciata la scorsa estate e ancora nelle mani di un team di
esperti. In attesa del documento, che si annuncia di portata storica,
ci godiamo questo splendido “anticipo” bergogliano.