Qualche mese fa Papa Francesco, sul volo di ritorno dal viaggio in Romania, aveva dichiarato di non capire la politica italiana. Tuttavia fin dall’inizio del suo ministero il Papa argentino ha sempre inciso nel dibattito politico del nostro Paese.
A cominciare dalla memorabile “ramanzina” ai 500 parlamentari italiani che parteciparono alla messa nella basilica di San Pietro il 27 marzo 2014, quando parlò francamente contro la corruzione e le lotte di potere. E poi il suo magistero rivolto al sud del mondo e i ripetuti richiami all’accoglienza degli immigrati hanno causato non pochi polveroni, anche per l’ascesa del sovranismo nello Stivale e la politica dei “porti chiusi” attuata per circa un anno, con scandalose violazioni dei diritti umanitari causate da un’Italia arrabbiata per il menefreghismo europeo di lungo corso. Fino alla lunga intervista pubblicata il 9 agosto scorso dalla Stampa, con un senso del ritmo certamente notevole (il giorno prima era avvenuta la spaccatura in seno alla maggioranza di governo tra Movimento 5 stelle e Lega). In quest’ultima occasione Papa Francesco si è preso una specie di rivincita sui sovranismi e sui populismi, utilizzando espressioni anche molto forti. Ma soprattutto ha dimostrato di capire bene, anzi benissimo, la situazione italiana inquadrandola nell’ottica europea. “Nell’Unione europea ci si deve parlare, confrontare, conoscere. Invece a volte si vedono solo monologhi di compromesso. No: occorre anche l’ascolto”. Parole che sono sembrate come un appoggio al nostro Paese, che da anni si batte contro il monologo franco-tedesco, immemore di quei valori che nei secoli hanno fatto la vera Europa “dello Spirito”, come la definiva Giovani Paolo II. E proprio con un’affermazione di sapore wojtyliano e panecumenico, Papa Francesco ha aggiunto: “L’Europa ha radici umane e cristiane, è la storia che lo racconta. E quando dico questo, non separo cattolici, ortodossi e protestanti. Gli ortodossi hanno un ruolo preziosissimo per l’Europa. Abbiamo tutti gli stessi valori fondanti”. Ancora una volta, la storia dell'Italia si interseca necessariamente con quella del'Europa e con l'identità religiosa. La speranza è che questa prospettiva non venga dimenticata quando si dibatte di Italia e di Europa.