Riprendendo il filo del discorso interrotto nel precedente post, utile anche per avvicinarci alla Pasqua, sottolineo ancora una volta che la ricerca storica su Gesù di Nazareth, così ricca oggi e in continua evoluzione, non è assolutamente un'arma di “demitizzazione” come vorrebbero le vulgate sempre di moda. Detto in altri termini, non c'è nessuno iato tra la predicazione storica del Nazareno e il credo della Chiesa, spesso accusata di averne deformato o addirittura "inventato" l'immagine.
Sulla storicità di Gesù, non c'è nemmeno più da discutere. Le fonti storiche sono antiche, sicure e precise (Giuseppe Flavio, Tacito) e attestano nell'essenziale quello che sappiamo da sempre. E poi documenti come il “vangelo" di Tommaso non smentiscono ma anzi confermano gli stessi vangeli canonici. Dicevo che quel testo d'ispirazione gnostica rinvenuto in una giara nell'Isola di Elefantina (Nag Hammadi) il secolo scorso, si caratterizza per una serie di detti riferiti al Nazareno. L'interesse di questo vangelo, antico almeno quanto i sinottici (ma probabilmente anteriore) è dato anche dalla sua possibile parentela con l'ipotetica Fonte Q, che avrebbe guidato la stesura di Matteo, Marco e Luca. Il “vangelo” di Tommaso riporta con ogni probabilità stralci della “ipsissima vox Iesou”. E questo ci fa tremare. Perché oltre ai detti in comune con i sinottici (ma con leggere varianti che sembrerebbero confermare la loro maggiore antichità), ce ne sono altri che sono un unicum di questo apocrifo. In quest'ultimo caso va fatta una distinzione tra i detti chiaramente artefatti d'ispirazione gnostica, forse opera di un secondo autore, e quelli che hanno tutte le carte in regola per essere definiti autentici. Annotavamo, nel precedente post, il detto 82. Ce ne sono altri bellissimi. Ad esempio il 25: “Gesù disse: 'Ama tuo fratello come l'anima tua.Veglia su di lui come la pupilla del tuo occhio'” (lo si confronti con Mc 12,31 e Mt 22,39). Oppure il 42: “Gesù disse: 'Siate transeunti!'” (si veda in questo caso Mt 6,25-34 e altri passi analoghi). Si avverte inoltre nel “vangelo” di Tommaso anche la differenza tra una prima predicazione rivolta essenzialmente ai Giudei e un seconda che allude al passaggio di consegne ai pagani. In questo caso trova conferma la vicenda pubblica del Nazareno riportata dai canonici: l'iniziale ed euforica accoglienza, poi le crescenti opposizioni (la cosiddetta “crisi galilaica”) fino alla condanna a morte del Sinedrio per un misto di rifiuto teologico e tatticismo politico. Su questo aspetto del papiro di Nag Hammadi non mancano le sorprese e i dettagli illuminanti, sui quali però non posso dilungarmi (ci si potrebbe scrivere un intero libro!). E comunque la cosa importante è che la fede non ha niente da temere dall'indagine e dalle scoperte storiche, anzi ne viene irrobustita. Spero che il caso analizzato, seppur sommariamente, sia servito da esempio. E chiudo con una citazione del cardinale Biffi, il quale molto acutamente osservava: “Il cristianesimo è un fatto. E i fatti storici non vanno in crisi”.