“Gesù è morto per i nostri peccati, fu sepolto, e il terzo giorno è risorto ed è apparso a Pietro e ai Dodici. Questo è il fatto: è morto, è sepolto, è risorto ed è apparso. Cioè, Gesù è vivo! Questo è il nocciolo del messaggio cristiano”. La tradizionale catechesi del mercoledì di Papa Francesco, che si è svolta questa mattina in una piazza san Pietro ancora addobbata a festa, ha fatto registrare diversi picchi di intensità. Bergoglio è partito dal capitolo 15 della prima Lettera ai Corinzi di San Paolo, nel quale l’Apostolo delle Genti parla del Cristo risorto, nostra speranza, e della sua vocazione inaspettata. Il Papa ha fatto notare che il cristianesimo poggia sulla storia.
“Non è l’esito di una riflessione di qualche uomo sapiente, ma un fatto, un semplice fatto che è intervenuto nella vita di alcune persone. Il cristianesimo nasce da qui. Non è un’ideologia, non è un sistema filosofico, ma è un cammino di fede che parte da un avvenimento, testimoniato dai primi discepoli di Gesù”. La fede, ha continuato, nasce dalla risurrezione. "Accettare che Cristo è morto, ed è morto crocifisso, non è un atto di fede, è un fatto storico. Invece credere che è risorto sì. La nostra fede nasce il mattino di Pasqua”. San Paolo fa la lista di coloro che sono stati testimoni della resurrezione, Cefa, i Dodici, i cinquecento, Giacomo e lui stesso, un “aborto” che, incontrando inaspettatamente il Risorto sulla via di Damasco, deve rivedere tutte le sue convinzioni apparentemente inattaccabili di fariseo zelante. “Il cristianesimo – ha detto Francesco – è grazia, è sorpresa, e per questo motivo presuppone un cuore capace di stupore. Un cuore chiuso, un cuore razionalistico è incapace dello stupore, e non può capire cosa sia il cristianesimo. Perché il cristianesimo è grazia, e la grazia soltanto si percepisce, e per di più si incontra nello stupore dell’incontro”. Ognuno può fare la stessa esperienza: incontrare il Signore risorto. “Nel mattino di Pasqua possiamo fare come quelle persone di cui ci parla il Vangelo: andare al sepolcro di Cristo, vedere la grande pietra rovesciata e pensare che Dio sta realizzando per me, per tutti noi, un futuro inaspettato. Andare al nostro sepolcro: tutti ne abbiamo un pochettino dentro. Andare lì, e vedere come Dio è capace di risorgere da lì. Qui c’è felicità, qui c’è gioia, vita, dove tutti pensavano ci fosse solo tristezza, sconfitta e tenebre”. Dio, ha concluso alludendo all’inno paolino contro il pungiglione della morte, “fa crescere i suoi fiori più belli in mezzo alle pietre più aride”.