mercoledì 9 marzo 2016

I 500 anni della Riforma. La necessità di un dialogo schietto. E intanto parte il Progetto italiano del “Sola Scriptura”.

Il 31 ottobre 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero affiggeva le sue 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg, dando inizio a uno degli sconvolgimenti più profondi della cristianità, la Riforma protestante. Un processo che portò alla disgregazione, dal suo interno, della Chiesa, e che sancì anche una volta per tutte la fine dell’unità religiosa dell’Europa. Con la Riforma luterana, il cristianesimo divenne paradossalmente la base del pensiero moderno, via via sempre più secolarizzato, gettando le fondamenta per quella rivoluzione antropocentrica e soggettivista che avrebbe relegato Dio nella sfera puramente individuale e sentimentale, di cui percepiamo continuamente le conseguenze ancora oggi. Lutero fu folgorato dalla Lettera di San Paolo ai Romani, nella quale si afferma che “il giusto vivrà della fede”, e da lì sviluppò il concetto della predestinazione.
Dio salva senza una logica, in maniera imperscrutabile, e l’uomo non è assolutamente niente, non può ottenere misericordia e benevolenza mediante le opere di carità (da qui tutta la sua polemica contro le indulgenze della Chiesa, molto teologica e ben poco materialistica). Era un irrigidimento della dinamica della salvezza, una rivoluzione che si abbatté come un domino su alcuni punti fermi della dottrina cattolica. Coerentemente con questo approccio, Lutero affermò anche il concetto del Sola Scriptura, l’annullamento della mediazione storica della Chiesa nella vita della fede, quindi l’importanza del Magistero e del sacerdozio ordinato. Se Dio interviene “verticalmente”, astoricamente, a livello individuale, non si capisce perché debba esistere una comunità nella quale questa fede è vissuta, insegnata e trasmessa. E infatti, con l’idea del Sola Scriptura, la Bibbia diventa l’unico intermediario fra l’uomo e Dio, senza una tradizione che la affianchi (dal loro punto di vista, secoli dopo, Feuerbach e Marx arriveranno coerentemente a sostenere che Dio è la proiezione di un io alienato, dal momento che, in questo sistema cristiano modernizzato da Lutero, manca completamente la Chiesa, ovvero il “cuscinetto” storico e sociale del fatto religioso, privato del quale la fede diventa inevitabilmente qualcosa di istintuale e soggettivo). I 500 anni di questa rivoluzione, da cui, paradossalmente, la cristianità ha prodotto i germi della modernità, dovrebbero dunque essere occasione di riflessione in casa cattolica e di attento discernimento. Per l’anno in corso e fino al 2017 sono infatti in programma tantissime iniziative, dalle quali è lecito aspettare i desiderati frutti ecumenici, senza che ciò significhi mettere da parte un discorso franco e schietto. Intanto, in omaggio al Sola Scriptura luterano, la Società Biblica in Italia ha lanciato il progetto di una nuova traduzione in italiano corrente della Bibbia, fatta in collaborazione tra tutte le comunità evangeliche (Nuovo Testamento e Salmi nel 2017 e tutta la Bibbia entro il 2023). L’unica traduzione della Bibbia protestante in italiano rimane ancora oggi quella di Giovanni Diodati del 1607, anche se aggiornata numerose volte fino agli inizi del ‘900.