Papa Francesco ha spalancato, l’8 dicembre, la Porta Santa della Basilica Vaticana ed è cominciato il flusso di pellegrini che desiderano ottenere la “grande perdonanza” giubilare. Ma l’Anno Santo voluto da Papa Bergoglio è completamente diverso da quelli che lo hanno preceduto per tanti aspetti. Innanzitutto è il primo Giubileo della storia iniziato fuori Roma. La prima Porta Santa è stata aperta a Bangui, nella capitale della Repubblica Centrafricana, che Francesco ha definito “capitale spirituale del mondo” proprio per sottolineare un rovesciamento di categorie e di visioni culturali a una direzione. Per la prima volta, inoltre, ogni Diocesi del mondo avrà la sua "Porta della Misericordia". Il Giubileo sarà policentrico, non avrà solo Roma come il suo naturale punto di arrivo e di irradiazione, ma ogni singola Chiesa “periferica”.
È l’attuazione di quella Chiesa universale e multiversale, decentrata e polifonica, che Papa Francesco sta modellando con atti e gesti inediti, anticipati per certi versi dai suoi immediati predecessori. Ancora, è un Giubileo non strettamente legato al rito del passaggio della Porta, che simboleggia Cristo Redentore. Già nel 2000 Giovanni Paolo II inserì le opere di misericordia tra le condizioni per lucrare l'indulgenza. Per questo Anno Santo Papa Francesco ha rivolto una particolare attenzione agli emarginati, in particolare i carcerati, "Ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa" (Lettera del I settembre 2015). Quindi si può parlare di un Anno Santo che sottolinea con forza l'attenzione per le opere di carità e che guarda molto alle periferie esistenziali (termine entrato ormai nel gergo del pontificato bergogliano), in un tornante della storia quantomai bisognoso di scorgere nella fede cattolica non soltanto identità e riti collettivi (pur necessari e da preservare), ma anche gesti concreti di impegno e inclusività sociale. C’è, poi, il lato mediatico assolutamente rivoluzionario. Per la prima volta, le masse che riempiono le piazze non sono soltanto fisiche ma anche virtuali. Alcuni canali ufficiali attraverso cui passano le informazioni, permettono infatti una reale interazione con i visitatori, un’interazione trasparente e libera. Il caso più eclatante di questo Giubileo social è la pagina facebook IubilaeumMisericordiae.it (disponibile solo in italiano), nella quale l’evento può essere vissuto da una prospettiva tutt’altro che istituzionale, ma “dal basso”. Non è solo una vetrina o una semplice pagina che dà notizie, ma anche un “luogo” di incontro. Chiunque abbia un account facebook può infatti commentare i post e condividerli. Gli amministratori della pagina lasciano aperto il dibattito, come è avvenuto durante la cerimonia di apertura, l’8 dicembre. In questo modo è la rete stessa che interpreta, esprime, analizza, discute dell’evento e in definitiva lo vive nella sua prospettiva social. La scelta di mantenere un low profile istituzionale si sta dimostrando azzeccata, visti i numeri in crescita, le migliaia di condivisioni di foto, poster e citazioni del magistero del Papa.