martedì 13 ottobre 2015

La variabile di Laplace

È iniziato nella bufera e continua il suo percorso nel mezzo di una tempesta tutta mediatica. Il sinodo sulla famiglia, lo “spazio protetto” voluto da Francesco per configurare una Chiesa inflessibile sulla dottrina ma con le “porte aperte” della misericordia, sta diventando un fortino assediato da ogni parte. Forse l’evento ecclesiale non è capito nel suo aspetto più profondo e “destabilizzante”. Interrogato sull’assenza di Dio nel suo trattato sulla meccanica celeste, Laplace una volta rispose a Napoleone che il Creatore era una variabile di cui non aveva bisogno. È esattamente quanto sta avvenendo oggi nel circuito informativo che gravita intorno a questo sinodo.
La cultura occidentale non riesce a parlare di Dio, non sa più farlo da un paio di secoli. Di Dio non si vuole né si sa parlare perché è una variabile che non rientra nello schema. Rimetterlo a fondamento della vita sociale (perché questo è il sinodo sulla famiglia!) sarebbe qualcosa di asimmetrico. Qualcosa, forse, che nemmeno si potrebbe raccontare nella "mediasfera" liquida del digitale. Eppure Francesco, nei primi giorni di lavoro, ha esortato a non ridimensionare l’orizzonte delle riflessioni. Nell’omelia del 4 ottobre, che rimane il punto di riferimento di questa seconda assemblea sinodale, Papa Bergoglio ha usato le categorie delle “ferite” e del “peccato” per riferirsi a quei problemi pastorali, come le coppie di divorziati risposati o la cultura del gender che cerca di minare la complementarietà dell’uomo e della donna. Terminologia troppo aperta o troppo chiusa? Forse l’equivoco è alla radice. Forse si fraintende la giusta sensibilità ecclesiale per quelle persone ferite e condizionate dalle “strutture di peccato” subite a livello inconsapevole da una società scristianizzata (o meglio postcristiana), con la missione profetica della Chiesa, maestra di Verità in ogni epoca. È su questo, è ovvio, che si gioca la partita (in buona misura comunicativa). La Chiesa sta accettando di confrontarsi con la modernità a una dimensione, ma ovviamente non è disposta ad appiattire il suo orizzonte su dei problemi che sono in superficie e nascondono una crisi spirituale profondissima.