Era gremita la Chiesa del Gesù a Roma, il 10 giugno, per la première della “Missa Papae Francisci” scritta dal premio Oscar Ennio Morricone
per il duecentesimo anniversario della ricostituzione della Compagnia di Gesù e
dedicata al pontefice Francesco. Nei giorni che hanno preceduto l’attesissimo concerto,
Morricone ha raccontato molti retroscena sulla gestazione dell’opera.
A
cominciare dall’incontro casuale con padre
Daniele Libanori, rettore della chiesa del Gesù (che dista a pochi passi
dall’abitazione del compositore romano), il primo a proporgli il progetto. E
per finire con la visita a Papa Bergoglio, al quale Morricone ha regalato la
partitura che, nella prima pagina, forma una croce. “Una Messa – ha raccontato
alla Radio Vaticana – me la chiedeva da anni mia moglie, ma io non mi decidevo
mai. Finalmente, incontrai il rettore di Piazza del Gesù, padre Libanori, e mi
chiese di scrivere una Messa per il 200.mo della ricostituzione dei Gesuiti. Ma
la cosa che mi impressiona di più di questo incarico è il fatto che io abbia
scritto la musica del film ‘Mission’, che è la storia dei Gesuiti in
Sudamerica, i quali dopo qualche anno, dal 1750, furono sciolti. Vede quante
coincidenze? In qualche maniera, io ho partecipato al loro scioglimento e ora
partecipo alla ricorrenza del 200.mo della loro ricostituzione. E poi il Papa,
l’unico gesuita finora… Quindi, gli ho dedicato la musica. E’ incredibile!
Trovo in tutto questo delle coincidenze che definirei quasi miracolose”.
La “Missa” sembra riallacciarsi idealmente alla tradizione della musica sacra rinascimentale, almeno nel suo altisonante titolo in latino che fa subito venire in mente la celebre "Missa Papae Marcelli" del Palestrina. Ma l’opera è giustamente il parto della sensibilità contemporanea del suo autore, e ricorda semmai alcune atmosfere della Messa di Stravinskij e del "Salmo 9" di Goffredo Petrassi, il mentore di Morricone.
Il clima complessivo è aulico e rasserenante, a tratti (come nel “Gloria” e nell’“Agnus
Dei”) mistico. Sonorità rotonde e piene, molto suggestive le parti affidate al
coro dell’Opera di Roma. C’è molto del Morricone intellettuale, avanguardistico, e
qualcosa di quello cinematografico (con la chiusura trionfale che riprende il celeberrimo “Gabriel’s
oboe”). Impossibilitato a partecipare di persona, Papa Bergoglio ha inviato un
messaggio privato.