martedì 26 aprile 2011

Ricordando Paolo VI a Venezia (servizio per Radio Vaticana)



Paolo VI visitò in un solo giorno, il 16 settembre 1972, le città di Venezia e Aquileia prima di raggiungere Udine, dov'era in corso il XVIII Congresso Eucaristico Nazionale. Fu quello il suo nono viaggio apostolico in Italia. A Venezia fu accolto in Piazza San Marco dal Patriarca Albino Luciani al quale impose la stola papale, gesto inusuale ma profetico (verrà infatti eletto suo successore nel 1978 come Giovanni Paolo I).

            Ai veneziani Paolo VI rivolse un discorso commosso e quasi poetico, nel quale ricordò le “dolci memorie della nostra infanzia” e gli “altri ricordi indimenticabili” legati ai Patriarchi Roncalli e Sarto conosciuti personalmente. Centrale nella sua riflessione fu il problema della continuità di Venezia – col suo retaggio storico e culturale non meno che religioso – nell'epoca moderna. Partendo dalla questione della stabilità strutturale della città e delle opere necessarie per la sua preservazione, dichiarò: “Non solo sopravvivere alla corrosione del suo mare deve Venezia, ma vivere. Dal presente il nostro sguardo si dirige al futuro. Un futuro, ch’è già in atto, ma che ha per sé il tempo avvenire: vogliamo dire il suo sviluppo moderno, il quale non può prescindere dal lavoro moderno, che già si attesta nei centri industriali attorno alla Città storica, come Mestre, Marghera, Murano”. Negli immutabili valori della fede indicò un “patrimonio vivo e fecondo” che preparerà un futuro “in armonia coi valori familiari, morali e spirituali, che hanno fatto Venezia nobile e stimata nel mondo”.
            Il tema della Tradizione e della sua ricchezza da approfondire e attualizzare per la crescita della Chiesa veneziana è centrale nel discorso rivolto al clero e ai religiosi raccolti nella Basilica di San Marco. Paolo VI definì la Tradizione non un processo immobilistico e orientato solo al passato, “ma un atteggiamento positivo, riflesso, critico, libero”, che apre sempre nuove prospettive per l'avvenire, “garantisce una crescita organica; assicura, del progresso, l’autentica, non ingannevole, realizzazione; assicura il genuino, e non solo apparente, sviluppo. Rispecchia, a noi pare, il problema di Venezia: durare e crescere fedele a se stessa”. In quest'ottica incoraggiò gli sforzi fatti dal Patriarcato per l'aggiornamento pastorale, per promuovere laici impegnati e sacerdoti e religiosi conformati sempre più al Vangelo.
            Dopo il saluto di congedo alle autorità civili Paolo VI si recò ad Aquileia per un breve ma sentito incontro con la città. Rievocò il Patriarcato “che esercitò nei secoli una vasta giurisdizione e fu centro d’irradiazione cristiana per tutta la Venezia e per le terre limitrofe” e propose di raccoglierne “le alte lezioni” in una prospettiva ecumenica ed ecclesiale fondata sulla forza unificante dell'Eucarestia. “Proprio qui, in questa terra illustre e sacra – affermò –, noi vogliamo richiamarvi, carissimi Figli, questo alto ideale, perché l’unione è incontro spirituale, è armonia di intenti, è coordinamento di opere”. Concluse augurando che “questa sosta, mentre procediamo per la Città del Congresso, offra a tutti voi, cari fedeli, la spinta e l’impulso per accorrere a Cristo Signore, re e centro dei nostri cuori”.