Paolo VI visitò in un solo giorno, il 16 settembre 1972, le città
di Venezia e Aquileia prima di raggiungere Udine, dov'era in corso il XVIII
Congresso Eucaristico Nazionale. Fu quello il suo nono viaggio apostolico in
Italia. A Venezia fu accolto in Piazza San Marco dal Patriarca Albino Luciani
al quale impose la stola papale, gesto inusuale ma profetico (verrà infatti
eletto suo successore nel 1978 come Giovanni Paolo I).
Ai veneziani Paolo
VI rivolse un discorso commosso e quasi poetico, nel quale ricordò le “dolci
memorie della nostra infanzia” e gli “altri ricordi indimenticabili” legati ai
Patriarchi Roncalli e Sarto conosciuti personalmente. Centrale nella sua
riflessione fu il problema della continuità di Venezia – col suo retaggio
storico e culturale non meno che religioso – nell'epoca moderna. Partendo dalla
questione della stabilità strutturale della città e delle opere necessarie per
la sua preservazione, dichiarò: “Non solo sopravvivere alla corrosione del suo
mare deve Venezia, ma vivere. Dal presente il nostro sguardo si dirige al
futuro. Un futuro, ch’è già in atto, ma che ha per sé il tempo avvenire:
vogliamo dire il suo sviluppo moderno, il quale non può prescindere dal lavoro
moderno, che già si attesta nei centri industriali attorno alla Città storica,
come Mestre, Marghera, Murano”. Negli immutabili valori della fede indicò un
“patrimonio vivo e fecondo” che preparerà un futuro “in armonia coi valori
familiari, morali e spirituali, che hanno fatto Venezia nobile e stimata nel
mondo”.
Il tema della
Tradizione e della sua ricchezza da approfondire e attualizzare per la crescita
della Chiesa veneziana è centrale nel discorso rivolto al clero e ai religiosi
raccolti nella Basilica di San Marco. Paolo VI definì la Tradizione non un
processo immobilistico e orientato solo al passato, “ma un atteggiamento
positivo, riflesso, critico, libero”, che apre sempre nuove prospettive per
l'avvenire, “garantisce una crescita organica; assicura, del progresso,
l’autentica, non ingannevole, realizzazione; assicura il genuino, e non solo
apparente, sviluppo. Rispecchia, a noi pare, il problema di Venezia: durare e
crescere fedele a se stessa”. In quest'ottica incoraggiò gli sforzi fatti dal
Patriarcato per l'aggiornamento pastorale, per promuovere laici impegnati e
sacerdoti e religiosi conformati sempre più al Vangelo.
Dopo
il saluto di congedo alle autorità civili Paolo VI si recò ad Aquileia per un
breve ma sentito incontro con la città. Rievocò il Patriarcato “che esercitò
nei secoli una vasta giurisdizione e fu centro d’irradiazione cristiana per
tutta la Venezia e per le terre limitrofe” e propose di raccoglierne “le alte
lezioni” in una prospettiva ecumenica ed ecclesiale fondata sulla forza
unificante dell'Eucarestia. “Proprio qui, in questa terra illustre e sacra –
affermò –, noi vogliamo richiamarvi, carissimi Figli, questo alto ideale,
perché l’unione è incontro spirituale, è armonia di intenti, è coordinamento di
opere”. Concluse augurando che “questa sosta, mentre procediamo per la Città
del Congresso, offra a tutti voi, cari fedeli, la spinta e l’impulso per
accorrere a Cristo Signore, re e centro dei nostri cuori”.