domenica 22 agosto 2010

Ricordando Giovanni Paolo II in Gran Bretagna (servizio per Radio Vaticana)



Primo Papa nella storia a visitare la Gran Bretagna, Giovanni Paolo II giunse  all'aeroporto internazionale di Gatwick (Londra) alle otto di mattina di venerdì 28 maggio 1982. Dopo un breve incontro a Buckingham Palace con la regina Elisabetta, il Pontefice nel corso del suo soggiorno celebrò la Messa e tenne discorsi in 12 località del Regno Unito: Londra, Wembley, Coventry, Southwark, Roehampton, Liverpool, Manchester, York, Murrayfield, Edimburgo, Glasgow, Cardiff). Ripartì quindi il 2 giugno dall'aeroporto di Cardiff.


         Il tredicesimo viaggio apostolico del pontificato fu segnato dal conflitto tra Argentina e Inghilterra per il possesso delle Isole Falkland nel Sud Atlantico, scoppiato il 2 aprile 1982 e terminato il successivo 14 giugno con la vittoria delle forze inglesi. Tale “tragica situazione” - come la descrisse il Papa fin dal suo arrivo nell'Isola – venne denunciata direttamente e indirettamente in 9 dei 26 discorsi ufficiali, spesso facendo appello alle Nazioni Unite perché la disputa fosse ricomposta senza ulteriore spargimento di sangue o affinché si giungesse a un più generale disarmo.  Nell'incontro con i Vescovi della Gran Bretagna (sera del 28 maggio), invocò la propria personale vicinanza anche con “i vostri fratelli nell'Episcopato dell'Argentina”, affinché la riconciliazione tra le due nazioni in guerra giungesse prima di tutto per opera dei cristiani. Il Papa colse l'occasione per manifestare il senso della collegialità dei Vescovi, “che trascende i naturali confini, le culture, le lingue e perfino le generazioni”. Infine, nella solenne celebrazione eucaristica nel Pontcanna Fields (Cardiff, 2 giugno 1982,) venne espresso un ultimo ricordo per i morti “nel conflitto del Sud Atlantico”. Nove giorni dopo la sua partenza da Cardiff il Pontefice visitò l'Argentina (11-12 giugno 1982) come segno di sensibilità per i popoli di entrambi i contendenti.

         In diversi discorsi il Papa illustrò i motivi della sua visita pastorale: l'incontro e la celebrazione dell'Eucaristia con le comunità cattoliche del Regno Unito in coincidenza della festa di Pentecoste “per rinnovare il nostro comune amore ed entusiasmo per il Vangelo di Cristo” (Santa Messa per il rinnovo delle promesse Battesimali, Wembley, 29 maggio); la preghiera e gli incontri ecumenici con la Chiesa Anglicana e le altre confessioni cristiane, avvenuti il 29 maggio nella cattedrale di Canterbury e proseguiti con 12 membri del British Council of Churches nella dimora del Decano di Canterbury; l'annuncio del “Vangelo di pace e riconciliazione”  (Ai Giovani dell'Inghilterra e del Galles al Ninian Park, 2 giugno) a una società che ha smarrito i valori fondamentali. Il Papa stesso si fece il primo annunciatore di Cristo, facendo proprie le parole di San Paolo quando, nell'omelia della Messa celebrata a Glasgow il I giugno, affermò: “Predicare la Buona Novella di Gesù è il lavoro della mia vita. Oltre a questo, ho ancora un altro ministero da adempiere nella Chiesa, quale successore di Simon Pietro”. Tale ministero venne richiamato con più precisione il giorno successivo a Cardiff: “Sono venuto in questa terra – spiegò – come un Pastore pellegrino, un servo di Gesù Cristo. Sono venuto a proclamare il Vangelo di pace e riconciliazione del Cristo; sono venuto a celebrare il suo atto salvifico nei sacramenti della Chiesa. Sono venuto per chiamarvi a Cristo”. Questa consapevolezza si espresse anche in una rinnovata offerta di collaborazione tra la Santa Sede e la Conferenza Episcopale inglese (“Tutti voi insieme, come Conferenza – affermò – conoscete la solidarietà del Vescovo di Roma nei vostri confronti, nella preghiera e nell’amore fraterno. E come membri del Collegio Episcopale mondiale, sapete di avere il sostegno del successore dell’apostolo Pietro, che è stato reso 'il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione'”, Incontro con i vescovi della Gran Bretagna 28 maggio 1982). La visita, di chiara impronta pastorale, fu incentrata sulla celebrazione dei sette sacramenti. A Westminster il Papa amministrò il battesimo; nella cattedrale di Southwark unse alcuni malati con il sacro olio; a Coventry presiedette ad alcune confermazioni, nell'Heaton Park di Manchester ordinò 12 nuovi sacerdoti; a York celebrò un matrimonio; infine a Cardiff amministrò la prima comunione a un gruppo di bambini. Le previste confessioni nella Cattedrale di Liverpool non furono possibili ma Giovanni Paolo II dedicò ugualmente la sua omelia  all'“importanza della penitenza e della riconciliazione nella vita della Chiesa, e nella vita individuale di ogni suo membro” (Santa Messa nella Cattedrale di Liverpool, 30 maggio).

         In diversi momenti il Papa espresse la propria ammirazione per la fede dei suoi Successori e delle molte generazioni di anglosassoni che hanno fatto sì che il Vangelo potesse attecchire e mettere radici in Gran Bretagna, fino a perpetuarsi ai giorni d'oggi. Così dopo Sant'Agostino (“che fu mandato qui da Papa Gregorio il Grande – dichiarò – affinché i figli e le figlie dell’Inghilterra potessero credere in Cristo”, Celebrazione ecumenica nella Cattedrale di Canterbury, Londra, 29 maggio) si rintracciano nei suoi discorsi moltissimi nomi di vescovi, pastori, missionari, uomini e donne britannici che hanno santificato se stessi e la loro patria. In totale, (senza contare i vescovi e cardinali contemporanei) si contano non meno di 30 diverse figure ecclesiastiche della Gran Bretagna del passato, tra cui: John Fisher, Thomas More, Richard Challoner, Bede di Jarrow, Boniface di Devon,  Dunstan di Glastonbury, Hilda di Whitby, Anselmo, Nicola Breakspear (Papa Adriano IV), Mary Ward, padre Nugent, Ambrogio Barlow, Edmund Arrowsmith, John Almond, John Plessington, John Southworth, Aidan e Cuthbert, Margaret Clitheroe, Nicholas Postgate, Margaret Sinclair, Kentigern o Mungo, Colombano, Ninian, Margherita regina e patrona di Scozia, Duns Scoto, Riccardo di San Vittore, John Major. Il Cardinale John Henry Newman venne inoltre definito un “grande uomo di Dio” e un “pellegrino per la verità”.

         La ricorrenza di Pentecoste offrì a Giovanni Paolo II un contesto teologico a cui attingere a piene mani. Lo Spirito Santo venne invocato in particolare: per l'unità dei cristiani durante la cerimonia ecumenica per il rinnovo delle promesse battesimali (“La Chiesa del nostro tempo è quella che partecipa in particolare alla preghiera di Cristo per l’unità, e che cerca la via verso questa unità, obbediente allo Spirito che parla con le parole del Signore”, Celebrazione ecumenica nella Cattedrale di Canterbury, Londra, 29 maggio); per la santificazione del popolo di Dio, durante l'amministrazione della Cresima all'Aeroporto di Coventry (“il mondo di oggi ha bisogno di voi, perché ha bisogno di uomini e donne riempiti dello Spirito Santo”, Santa Messa di Pentecoste all'Aeroporto di Coventry, Inghilterra, 30 maggio 1982); per la pace nel mondo e la lungimiranza dei governanti (“Noi preghiamo in questa Pentecoste perché lo Spirito Santo possa ispirare i governanti in tutto il mondo ad impegnarsi in un dialogo fruttuoso. Possa lo Spirito Santo guidarli all’adozione di mezzi pacifici per salvaguardare la libertà, mezzi che prescindano dalla minaccia di un disastro nucleare”, Santa Messa di Pentecoste all'Aeroporto di Coventry, Inghilterra, 30 maggio 1982). Anche nella Dichiarazione comune firmata il 29 maggio da Giovanni Paolo II e dell'Arcivescovo di Canterbury Robert Runcie, venne formulata una preghiera allo Spirito di Verità “affinché ci conduca verso la completa unità alla quale siamo stati chiamati”.

         Particolare sollecitudine pastorale fu dedicata agli immigrati polacchi residenti nel Regno Unito, che il Pontefice incontrò il 30 maggio presso il Crystal Palace National Sports Centre di Southwark, a sud di Londra. Gli organizzatori stimarono la partecipazione di circa 24 mila polacchi espatriati durante la seconda Guerra Mondiale, al quale il Papa rivolse un caloroso saluto sottolineando la specificità della comunità di connazionali sul suolo inglese, formata anche da ex combattenti che lottarono per la libertà. “Voi, che avete creato l’odierna 'Polonia inglese' – affermò –, siete per me anzitutto non emigrazione, ma prima di tutto la viva parte della Polonia, che, pur lontana dalla terra nativa, non cessa di essere se stessa”. In un altro passaggio li definì come i rappresentanti “della Polonia quale era, e quale deve essere”. Inoltre ricordò l'importanza di custodire attraverso la famiglia le “radici cristiane” che hanno fatto la cultura e la spiritualità della Polonia, “e da esse crescere di nuovo in ogni epoca, perché tale è la verità sull'uomo”.

         Un caldo sentimento di affetto e incoraggiamento venne rivolto ai religiosi dell'Isola. Il 29 maggio, al Digby Stuart Training College di Roehampton, avvenne il solenne rinnovo dei voti religiosi da parte di 4.500 convenuti, fra i quali 300 contemplativi che ottennero un permesso speciale per partecipare alla cerimonia. Anche i sacerdoti,  incontrati a Wembley nella vigilia di Pentecoste, furono oggetto di speciale premura pastorale: “Offrite al vostro popolo – consigliò il Pontefice – i tesori della liturgia della Chiesa. Celebrate la Messa con competenza, riverenza e amore. Non stancatevi di predicare l’importanza di frequenti Comunioni. Incoraggiate la Confessione fatta regolarmente. È un Sacramento che ha forza e importanza durature”.

         Nei suoi discorsi il Papa si rivolse con particolare frequenza alle famiglie e soprattutto ai giovani, mettendo questi ultimi in guardia da una falsa idea di progresso e denunciando le conseguenze di un conflitto strisciante tra l'essere cristiani e il contesto culturale odierno. “Il conflitto fra certi valori del mondo e i valori del Vangelo – dichiarò nella Santa Messa allo stadio di Wembley del 29 maggio – è una parte della vita della Chiesa che non si può ignorare, proprio come è un’inevitabile parte della vita di ciascuno di noi”. Sempre in quell'occasione delineò i problemi più seri: la violazione dei diritti umani fondamentali e in particolare l'aborto; i conflitti tra popoli e classi sociali; la discriminazione degli immigrati e di coloro che professano un diverso credo religioso; la supremazia tecnologica sulla “nostra saggezza verso noi stessi”. Si chiedeva dunque: “Come possiamo noi cristiani essere d’accordo con questo stato di cose? Possiamo mai chiamarlo questo progresso? Possiamo forse alzare le spalle e dire che non si può far niente per cambiare?”.
         Nell'indicare la risposta Giovanni Paolo II manifestò anche una visione ecclesiologica di grande respiro, nella quale il Corpo di Cristo, la Chiesa, appare come “una famiglia, composta da Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, che si aiutano a vicenda e che dividono tra loro i doni personali ricevuti da Dio” (Santa Messa con ordinazioni sacerdotali a Manchester, 31 maggio 1982). La fedeltà a Cristo e al suo Vangelo di contraddizione, scaturita da una risposta personale e mai anonima, si esprime nella “preghiera e profonda spiritualità”, nel rispetto dell'integrità dottrinale della Parola di Dio (“non mutilata, non falsificata, non diminuita ma completa e integrale”, Agli insegnanti e agli studenti del Saint Andrew's College of Education di Glasgow, 1° giugno 1982), nella paziente testimonianza e in una coerente vita di fede (“Siate fedeli alle vostre preghiere quotidiane, alla santa Messa ed al sacramento della Penitenza, incontrandovi regolarmente con Gesù nostro Salvatore amoroso e misericordioso. Difendete il sacro valore della vita e la santità del matrimonio. Comprendete la vostra santa fede cattolica e vivete secondo i suoi insegnamenti. Fate fronte alle difficili sfide della vita moderna con cristiana fortezza e pazienza”, Santa Messa per i cattolici scozzesi nel Bellahouston Park di Glasgow, 1° giugno 1982). È in definitiva  nell'“essenza della vocazione cristiana” che “consiste nell’essere 'luce' e 'sale' per il mondo in cui viviamo” (Santa Messa per il rinnovo delle promesse battesimali, Wembley, 29 maggio 1982), che l'istanza etica della vita cristiana troverà la sua compiuta espressione e validità sociale.