giovedì 18 febbraio 2010

Benedetto XVI detta l'itinerario della Quaresima



Nell'omelia per il Mercoledì delle Ceneri e nell'Udienza Generale, Benedetto XVI ha più volte citato il Messaggio di Quaresima che quest'anno è ispirato ad un un passo della Lettera di San Paolo ai Romani: “La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo” (Rm 3,21-22).
È principalmente in questi tre testi che il Pontefice ha condensato un “itinerario quaresimale” di grande profondità. I legami immediati sono da ricondurre alla magna charta del magistero sociale del pontificato, anche se la prospettiva di Caritas In Veritate sulla giustizia del “dare a ciascuno il suo” e su ciò che la supera (“la carità eccede la giustizia”) subisce per così dire un cambio di angolatura che mette stavolta al centro le dinamiche microsociali o per meglio dire l'uomo stesso con il suo universo interiore fatto di precarietà, il suo anelito di giustizia e di amore. Ciò non significa mettere tra parentesi i problemi materiali e strutturali più immediati, che espongono  “centinaia di milioni di essere umani alla morte per mancanza di cibo, di acqua e di medicine”. Ma significa al contrario completare il quadro dei bisogni che definiscono l'uomo in quanto tale. Accanto e oltre alla giustizia sociale macroeconomica (definita “distributiva”), l'uomo ha bisogno di autentiche relazioni interpersonali che scaturiscano dall'amicizia con Dio. Questa grazia “dona pace e forza di compiere il bene, di amare anche chi non lo merita, di perdonare chi ci ha offeso”. Una dimensione infinitesimale della giustizia che trae la sua perentorietà dal falso mito (smascherato da Gesù stesso) dell'impurità esteriore o, si direbbe oggi, delle grandi teorie che, come il marxismo e oggi il neoliberismo globalizzato, cercano di indagare le cause delle disfunzioni sociali essenzialmente nelle strutture macroscopiche.  “Molte delle moderne ideologie – rileva il Papa – hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene 'da fuori', affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male”. L'annuncio cristiano, proprio in quanto fondato sul concetto del peccato originale e della grazia sovrabbondante scaturita dalla Croce, risponde invece “positivamente alla sete di giustizia dell’uomo” e confida nella giustizia divina, “profondamente diversa da quella umana” e che si manifesta nei doni sacramentali della Penitenza e dell'Eucaristia. In questa luce il tempo della Quaresima è non solo liturgicamente un modello di conversione e di apertura alla grazia, sia nella direzione di una purificazione personale, sia nello stimolo a edificare “società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore”.