giovedì 24 dicembre 2020

Un Bambino in una mangiatoia: la nostra unica speranza

Cari lettori del blog, scrivo questo post per farvi i più cordiali auguri di buon Natale. Purtroppo i numerosi impegni non mi hanno permesso di aggiornare regolarmente il sito come avrei voluto, ma in questa occasione mi sento obbligato a condividere con voi tutti un pensiero sul Natale. È vero, siamo ancora nel pieno della pandemia che ha sconvolto il pianeta e sarebbero tante le cose da dire al riguardo, ma la festa che celebriamo viene in un certo senso a “distrarci”. Il Natale non è chiaramente una “distrazione”, e nemmeno, come direbbero purtroppo certi filosofi tedeschi, una “alienazione”. Al contrario, è un ritorno alla realtà che più conta, quella che fonda tutta la vita e l'universo. Questa notte, noi cristiani cantiamo l'inno di ringraziamento per le meraviglie compiute da Dio. Egli non è rimasto impassibile davanti alle nostre miserie e ha varcato il confine che separa il suo regno di luce dal nostro mondo piagato e buio. Il più grande evento di tutta la storia la trascende a dismisura, perché solo un Dio, e un Dio incarnato, poteva ridare fiato ai canti di speranza di questa umanità crollata sotto il peso del peccato di Adamo. Mai come  in questo 2020 abbiamo compreso tutta la precarietà della condizione umana. Ma anche se tutte le certezze della vita civile, della tecnologia e della scienza si rivelassero precarie (come in effetti sono, al di là dei miti positivisti fabbricati ad arte per colonizzarci la mente), noi sappiamo che l'amore di Dio non verrà mai meno: ha il volto di un Bambino nato povero e deposto in una mangiatoia. È Lui il vero volto di Dio e non possiamo averne paura, sarebbe un oltraggio. Da ventuno secoli sappiamo che il mondo non è fondato sulla morte o sul nonsenso, ma su un Amore profondissimo che ne intreccia le trame, che lo pervade dall'umile goccia di rugiada alle galassie. La luce di Gesù Bambino, il nostro Salvatore, illumini tutte le nostre notti, piccole e grandi. Buon Natale!