giovedì 25 gennaio 2018

A un passo dall’uomo. La notizia della clonazione di due scimmie accende il dibattito sui rischi di una scienza senza freni

La notizia dell’avvenuta clonazione di due esemplari femmine di macaco in Cina è stata data ieri dalla rivista Cell (l’articolo in inglese può essere letto direttamente sul sito) e in queste ore sta facendo il giro del mondo. Sul web sono state diffuse delle foto e anche un video che mostra le due piccole scimmie in un'incubatrice, apparentemente in buona salute. Come si sa, la clonazione animale di per sé non è una novità. Dal primo esperimento sulla pecora Dolly nel1996 fino ad oggi sono state clonate più di 20 specie, comprese mucche, conigli e cani, ma l’equipe cinese è riuscita per la prima volta ad applicare la stessa tecnica (trasferimento nucleare di cellula somatica) a un primate, che nella linea evolutiva è il nostro “parente” più prossimo. Qualcuno dice che la clonazione di un uomo sia ormai questione di pochi anni, se non di mesi. Le reazioni non stanno mancando e hanno perlopiù toni increduli e allarmati, come è giusto che sia.
Il National Geographic riporta il commento di Kathleen Conlee, vice presidentessa delle questioni legate alla ricerca sugli animali presso la Humane Society degli Stati Uniti, secondo cui la clonazione animale in sé è inappropriata, "si crea una dinamica scorretta nel modo in cui trattiamo gli animali nel complesso", mentre quella umana è considerata dall'autorevole rivista come un passo irresponsabile e per ora non necessario, sul quale si impone una riflessione a livello internazionale. Tuttavia molti temono che la legislazione cinese, carente sul versante bioetico, possa di fatto lasciare i ricercatori liberi di sperimentare senza paletti e confronti con i colleghi degli altri Paesi. A questo proposito è arrivata la dichiarazione da parte di mons. Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, che ha parlato di un suicidio della scienza. “Qui ci imbattiamo nell’enorme domanda se la tecnica alla fine non schiavizzerà l’uomo, e purtroppo questo vuol dire fare il contrario di quello che la scienza di per sé dovrebbe fare. Io credo che la consapevolezza del limite è una delle dimensioni decisive dell’umano e di tutto ciò che ovviamente deriva dall’umano. Allora è indispensabile che tutto ciò che è legato all’umano, venga governato dall’umano; e questo suppone una formazione della coscienza morale, suppone una consapevolezza da parte di tutte le realtà chiamate a governare il mondo, ad essere attente e consapevoli perché si evitino derive che, se continuano, sarebbero drammatiche per tutti”. Anche mons. Sgreccia, predecessore di Paglia al dicastero vaticano, ha usato parole molto decise: “Non c’è dubbio che il passaggio dalla prima pecora Dolly ad altri animali e ora persino alla scimmia, ovvero a un primate così vicino all’uomo, rappresenta un autentico attentato al futuro dell’intera umanità. C’è il fortissimo rischio che la clonazione della scimmia possa essere considerato come il penultimo passo, prima di arrivare alla clonazione dell’uomo, evento che la Chiesa non potrà mai approvare”.