martedì 12 settembre 2017

“Rispettare la sacralità della natura”. Il Papa in Colombia: tutte le parole sulla crisi ambientale

Il viaggio di Papa Francesco in Colombia appena concluso è stato caratterizzato da una serie di riflessioni sulla biodiversità del Paese e sulle sfide che essa comporta. Un vero e proprio leitmotiv si può rintracciare nei suoi interventi: non bisogna abbandonare il creato alle mire di una ragione utilitarista, ma custodirlo con saggezza. L’evangelizzazione della Chiesa è chiamata a suscitare uno sguardo sensibile e materno nei confronti della natura, lasciandosi ispirare anche dalla cultura dei popoli amazzonici. Ecco tutti i passaggi green dei discorsi del Papa, compreso quello che ha fatto più scalpore di tutti sul volo di rientro.


“La Colombia è una Nazione benedetta in moltissimi modi; la natura prodiga non solo lascia ammirati per la sua bellezza, ma invita anche ad aver cura con rispetto della sua biodiversità. La Colombia è il secondo Paese del mondo per biodiversità e, percorrendolo, si può gustare e vedere com’è stato buono il Signore (cfr Sal 33,9) a regalarvi una così immensa varietà di flora e fauna nelle sue selve piovose, nelle sue lande, nel Chocó, nei faraglioni di Cali e nelle montagne come quelle della Macarena e in tanti altri luoghi”.
Incontro con le autorità, Plaza de Armas della Casa de Nariño (Bogotá), 7 settembre 2017

“Voi giovani siete capaci di scoprire la Colombia profonda. I cuori dei giovani sono stimolati davanti alle grandi sfide. Quanta bellezza naturale da contemplare senza necessità di sfruttarla! Quanti giovani come voi hanno bisogno della vostra mano tesa, della vostra spalla per intravedere un futuro migliore!”.
Saluto al popolo colombiano, Palazzo Cardinalizio (Bogotá), 7 settembre 2017

“E prima di concludere – è già un po’ lungo – un pensiero vorrei rivolgere alle sfide della Chiesa in Amazzonia, regione della quale siete giustamente orgogliosi, perché è parte essenziale della meravigliosa biodiversità di questo Paese. L’Amazzonia è per tutti noi una prova decisiva per verificare se la nostra società, quasi sempre ridotta al materialismo e al pragmatismo, è in grado di custodire ciò che ha ricevuto gratuitamente, non per saccheggiarlo, ma per renderlo fecondo. Penso soprattutto all’arcana sapienza dei popoli indigeni dell’Amazzonia e mi domando se siamo ancora capaci di imparare da essi la sacralità della vita, il rispetto per la natura, la consapevolezza che la ragione strumentale non è sufficiente per colmare la vita dell’uomo e rispondere alla ricerca profonda che lo interpella”.
Discorso ai vescovi della Colombia, Salone del Palazzo Cardinalizio (Bogotá), 7 settembre 2017

“Guadalupe e Aparecida sono manifestazioni programmatiche di questa creatività divina. Sappiamo bene che ciò fa parte del fondamento su cui poggia la religiosità popolare del nostro popolo; fa parte della sua singolarità antropologica; è un dono con cui Dio ha voluto farsi conoscere alla nostra gente. Le pagine più luminose della storia della nostra Chiesa sono state scritte proprio quando abbiamo saputo nutrirci di questa ricchezza, parlare a questo cuore nascosto che palpita custodendo, come un piccolo fuocherello acceso sotto apparenti ceneri, il senso di Dio e della sua trascendenza, la sacralità della vita, il rispetto per il creato, i legami di solidarietà, la gioia di vivere, la capacità di essere felici senza condizioni”.
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“Anche se si è compiuto un notevole sforzo e alcuni passi sono stati fatti, le grandi sfide del continente rimangono sul tavolo e continuano ad attendere l’attuazione serena, responsabile, competente, lungimirante, articolata, consapevole, di un laicato cristiano che, in quanto credente, sia disposto a contribuire: nei processi di un autentico sviluppo umano, nel consolidamento della democrazia politica e sociale, nel superamento strutturale della povertà endemica, nella costruzione di una prosperità inclusiva fondata su riforme durature e capaci di tutelare il bene sociale, nel superare le disuguaglianze e salvaguardare la stabilità, nel delineare modelli di sviluppo economico sostenibili che rispettino la natura e il vero futuro dell’uomo – che non si esaurisce nel consumismo illimitato –, come pure nel rifiuto della violenza e nella difesa della pace”.
Discorso al comitato direttivo del Celam, Nunziatura Apostolica (Bogotá) 7 settembre 2017

"In questo ambiente meraviglioso, tocca a noi dire “sì” alla riconciliazione concreta; che il “sì” comprenda anche la nostra natura. Non è casuale che anche su di essa abbiamo scatenato le nostre passioni possessive, la nostra ansia di dominio. Un vostro compatriota lo canta con bellezza: «Gli alberi stanno piangendo, sono testimoni di tanti anni di violenza. Il mare è marrone, mescola sangue con la terra» (Juanes, Minas piedras). La violenza che c’è nel cuore umano, ferito dal peccato, si manifesta anche nei sintomi di malattia che riscontriamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi (cfr Lett. enc.  Laudato si’, 2). Tocca a noi dire “sì” come Maria e cantare con lei le “meraviglie del Signore”, perché, come ha promesso ai nostri padri, Egli aiuta tutti i popoli e aiuta ogni popolo, e aiuta la Colombia che oggi vuole riconciliarsi e la sua discendenza per sempre".
Santa Messa a Villavicencio, 8 settembre 2017

"Nell’incontro tra di noi riscopriamo i nostri diritti, ricreiamo la vita perché torni ad essere autenticamente umana. 'La casa comune di tutti gli uomini deve continuare a sorgere su una retta comprensione della fraternità universale e sul rispetto della sacralità di ogni vita umana, di ogni uomo e di ogni donna; dei poveri, degli anziani, dei bambini, degli ammalati, dei non nati, dei disoccupati, degli abbandonati, di quelli che vengono giudicati scartabili perché li si considera nient’altro che numeri di questa o quella statistica. La casa comune di tutti gli uomini deve edificarsi anche sulla comprensione di una certa sacralità della natura creata'".

Santa Messa a Cartagena de Indias, 10 settembre 2017

“Mi viene in mente una frase dell’Antico Testamento: l’uomo è uno stupido, è un testardo che non vede. L’unico animale del creato che mette la gamba sulla stessa buca, è l’uomo. Il cavallo e gli altri no, non lo fanno. C’è la superbia, la presunzione di dire: ‘No, ma non sarà così…’. E poi c’è il dio Tasca, no? Non solo sul creato: tante cose, tante decisioni, tante contraddizioni e alcune di queste dipendono dai soldi. Oggi, a Cartagena: io ho incominciato da una parte, chiamiamola, povera, di Cartagena. Povera. L’altra parte, la parte turistica, lusso e lusso senza misure morali, diciamo. Ma quelli che vanno di là, non si accorgono di questo? O gli analisti sociopolitici, non si accorgono? L’uomo è uno stupido, diceva la Bibbia. E così, quando non si vuol vedere, non si vede. Si guarda soltanto da una parte”.
Volo Papale, 11 settembre 2017