domenica 28 dicembre 2014

La Messa Creola e Mozart a Natale. Anche nelle scelte musicali Francesco sorprende tutti

In musica amo Mozart, ovviamente. Quell’Et Incarnatus est della sua Missa in Do è insuperabile: ti porta a Dio!”. Così Papa Francesco, in un'intervista alla Civiltà Cattolica nel settembre 2013, raccontava la sua grande passione per la Messa in do minore k 427, capolavoro incompiuto di Mozart. Nessuno, in quel momento, si sarebbe mai aspettato che l'Incarnatus Est potesse essere eseguito durante una Messa in San Pietro alla presenza del pontefice. E invece così è stato.

Proprio pochi giorni fa, nella Messa della notte di Natale, il canto del Credo in gregoriano è stato inframmezzato da un'esecuzione del brano ad opera dell'orchestra sinfonica di Pittsburgh diretta da Manfred Honeck (solista il soprano di origini israeliane Chen Reiss). Il tutto mentre Papa Francesco ascoltava in ginocchio. Quella di un'orchestra a San Pietro non è stata la prima volta. Nel 1985 Giovanni Paolo II infatti ruppe la tradizione facendo eseguire da Herbert Von Karajan un'altra Messa di Mozart, quella dell'Incoronazione. E anche Benedetto XVI in seguito officiò una liturgia nella Basilica Vaticana con le musiche di Haydn. La scelta di Francesco ha avuto però un impatto più vistoso. In effetti il brano mozartiano è stato inserito nel bel mezzo del canto del Credo eseguito in alternanza tra la Cappella Sistina e il Coro-guida del Pontificio Istituto di Musica Sacra accompagnato dall'organo. Per evitare un passaggio troppo brusco da uno stile all'altro, proprio l'organo, egregiamente suonato dal maestro titolare Juan Paradell Solé, ha preludiato l'inizio del versetto mozartiano (stessa soluzione, ovvero un postludio, é stata adottata per passare da Mozart al gregoriano). E così ci siamo goduti un “esperimento” musicale senza dubbio inedito ma di grande effetto, frutto della regia del maestro direttore della Sistina Massimo Palombella. Tra l'altro, il 12 dicembre scorso, festa della Madonna di Guadalupe, un'altra celebrazione decisamente inculturata e “in avanti” rispetto alla prassi è stata la Messa Creola del compositore argentino Ariel Ramirez. Inutile dire che il pianoforte, le chitarre e le fragorose percussioni etniche hanno creato un'ambientazione decisamente suggestiva, visto che la Basilica Vaticana è da secoli abituata alle solenni armonie di Pierluigi da Palestrina (ma questa è un'altra storia!...).