sabato 19 aprile 2025

La voce di un soldato per capire Gesù

Non potendo presenziare alla Via Crucis, Papa Francesco ha consegnato ieri uno stupendo testo di spiritualità e di impegno sociale, a commento delle 14 stazioni che hanno scandito la pia devozione nello scenario monumentale del Colosseo. Tra i molti spunti che le meditazioni di Francesco offrono, uno mi è sembrato particolarmente significativo. Quando Gesù muore, il primo a riconoscere in quell'uomo il Figlio di Dio è un soldato, un centurione, che Marco mette quasi a sigillo di tutto il suo vangelo. Luca aggiunge che anche la folla che assiste a quella esecuzione rimane senza parole e addolorata. Scrive Papa Francesco: “Lo percepisce un militare, che osservando da vicino come muori riconosce un nuovo tipo di forza. Lo comprende la folla che aveva gridato contro di te: prima distante, incontra adesso lo spettacolo di un amore mai visto, bellezza che fa ricredere”. C'è questo passo dei vangeli che mi ha sempre profondamente colpito. Sembra che proprio nel momento della fine, umana e tragica, del Nazareno, quando il buio non solo emotivo ma persino fisico di un'eclissi solare comincia ad avvolgere la scena che si sta svolgendo al Golgota, di colpo nasca una nuova certezza, un nuovo inizio. Perché? Che cosa ha visto il centurione da spingersi a quella esclamazione così ardita? “Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!”. Sembrerebbe una constatazione illogica dal punto di vista umano. Forse il punto è proprio questo. Se Gesù fosse sceso dalla croce, come gli chiedevano i saggi del Sinedrio, allora tutti avrebbero visto la sua gloria e il suo potere. E invece Gesù rimane inchiodato sul patibolo. Stremato e abbandonato dalle forze, gli rimane però l'ultimo soffio di vita per dire parole di perdono. Gesù non riesce a condannare chi, ingiustamente, lo stava uccidendo. Nel 2006, in un altro stupendo commento alla Via Crucis presieduta da Benedetto XVI, il cardinale Angelo Comastri immaginò un dialogo tra noi e il Crocifisso: “Perché, O Signore – scrisse – non sei sceso dalla croce rispondendo alle nostre provocazioni? Non sono sceso dalla croce perché altrimenti avrei consacrato la forza come signora del mondo, mentre è l'amore l'unica forza che può cambiare il mondo”. Ecco, l'Amore. Ciò che fece trasalire come da un sonno il soldato romano, esperto di uccisioni e di uomini torturati che maledicevano e urlavano pieni di odio, fu il modo in cui Gesù morì, non invocando vendetta, ma amando fino alla fine. Quel soldato rimase stupito dalla forza, veramente soprannaturale, che abitava tutta la persona di Gesù, una forza indistruttibile, un fuoco immenso che nessun vento di odio aveva potuto spegnere. Allora anche per noi è possibile riconoscere Dio dalla croce, che oggi si vorrebbe “superata” e accantonata. E dalla croce, ripartire ogni volta con quella pace che sfocia nella gioia, quali che siano le nostre piccole o grandi croci. Auguri di Buona Pasqua!